ROMA – Il Consiglio Italiano per i Rifugiati considera il rifiuto maltese di dare accoglienza e assistenza umanitaria ai 102 naufraghi provenienti dalla Libia una grave violazione dei suoi obblighi internazionali. «Malta aveva la responsabilità di dare assistenza a queste persone tra cui c’erano 4 donne incinte e 1 bimbo di soli 5 mesi. Persone che sono state lasciate 2 giorni su una nave che le aveva soccorse dal naufragio, mettendo a rischio le loro condizioni fisiche e la loro sicurezza. Se Malta ha mandato un segnale, è quello di non rispettare gli obblighi internazionali e i diritti dei migranti» dichiara Christopher Hein, Direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR).
La normativa internazionale prevede che chiunque sia soccorso in alto mare deve essere portato verso il primo porto sicuro e lì essere assistito. E la valutazione del porto sicuro non può essere fatta sulla base della sola collocazione geografica, ma implica anche una valutazione della tutela dei diritti fondamentali dei migranti. «E’ evidente – dicono quelli del Cir – che in questo caso la responsabilità ricadeva su Malta, perché nonostante la nave fosse vicina alle coste libiche in quel paese non sussistono le minime garanzie che i diritti basilari dei migranti potessero essere rispettati».

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