MILANO- «Il nostro seno è più pericoloso delle vostre pietre». Così le Femen, movimento di protesta ucraino divenuto famoso su scala mondiale, lanciano una giornata di mobilitazione in difesa di Amina Tyler, la giovane attivista tunisina che osò postare su Facebook una sua foto a seno nudo sfidando apertamente il costume del suo Paese. «Il corpo è mio e non appartiene a nessun altro», diceva la scritta disegnata sulla pelle della diciannovenne, prima attivista araba del gruppo.
Per lei gli Imam avevano chiesto la quarantena (la «malattia»  potrebbe divenire epidemia e quindi potenzialmente coinvolgere altre ragazze), la fustigazione (magari in pubblico, per dare l’esempio), invocato la lapidazione, addirittura (rischio che però Amina non corre, poiché i tribunali della Tunisia non applicano la sha’ria). Per giorni, della ragazza non si è più saputo nulla. La famiglia ha pubblicamente condannato il gesto. Secondo alcuni siti arabi Amina sarebbe stata ricoverata in un ospedale psichiatrico della capitale, le Femen denunciavano che fosse stata sottoposta a elettrochoc. Fonti giornalistiche la danno nascosta in casa, sedata con barbiturici in attesa che le acque si calmino, per impedirle di tornare a connettersi e proseguire il suo “attivismo”.
Ma la giornata di oggi è destinata ad agitarle, le acque. Il  movimento ha indetto un “Topless Day jihad”, ovvero il giorno della guerra santa in topless: “Il 4 aprile – fa sapere una nota – ricorderemo agli islamisti e al mondo intero che la vera epidemia e il disastro che deve essere messo in discussione è la misoginia. Questo giorno segnerà l’inizio di una nuova, vera primavera araba, dopo di che la vera libertà, la libertà senza Mullah e Califfi, arriverà in Tunisia”. Armate di “menti fredde, seni caldi e mani pulite”, le attiviste mirano a sconfiggere un nemico che identificano con l’Islam politico e il sistema patriarcale che questo esprime.”Ci saranno milioni di Amina”, avverte il movimento, sul proprio sito dove la leader delle Femen egiziane, Aliaa Magda Elmahdy, invita tutte le donne arabe “a un’azione pubblica in topless”.
Ma nel Paese che dopo le ondate di protesta per l’indipendenza affronta i fermenti dell’estremismo religioso, e dove le associazioni femministe denunciano un regresso nei diritti delle donne con l’arrivo al potere del partito islamico Ennahda, il gesto di Amina è stato fortemente criticato da alcune esponenti degli stessi movimenti femministi. Secondo le quali la giovane non avrebbe dovuto adottare uno stile di lotta occidentale calandolo di forza nella realtà mediorientale.
La storia di Amina, in Europa ha destato molta attenzione. Tanto da spingere le attiviste ucraine a chiamare la protesta con un nome che non mancherà di suscitare ulteriori reazioni di rabbia nel mondo musulmano. L’invito è a manifestare in tutto il mondo – in quel modo roboante che il movimento ha scelto – davanti alle ambasciate della Tunisia, o a postare su Facebook foto e messaggi a sostegno di Amina. Perché il gesto della diciannovenne, il suo significato, non resti un caso isolato, non venga coperto da un velo. Se Amina sarà libera, diventerà la testimonianza che la religione non può uccidere la libertà di scegliere, dicono le militanti di Femen. E voi cosa pensate di questi corpi trasformati in manifesti per l’autodeterminazione?

di Antonella De Gregorio (27esimaora.corriere.it)

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