Il diritto alla sessualità per una persona con disabilità fisica o psicologica è una questione complessa ma anche troppo spesso dimenticata.

È evidente la persistenza di un pregiudizio che probabilmente affonda le sue radici nell’ostilità nei confronti di un corpo che non rientra nei canoni di normalità e bellezza socialmente imposti.

Da qualche tempo, però, è stata introdotta tale tematica ed ha iniziato a sgretolarsi quella idea del tutto fuorviante che la persona disabile non provi desideri legati al suo corpo o ai suoi sentimenti.

In questo ultimo periodo si è assistito ad un cambio di rotta, per lo meno nello spazio che queste tematiche sembrano guadagnarsi sugli stessi mezzi di comunicazione, portando la questione a conoscenza di un pubblico sempre più vasto. Libri, film, servizi televisivi stanno aiutando a far capire come una persona con disabilità abbia necessità e diritto di vedere accolti questi suoi bisogni, anche se questo non basta, o comunque, da solo, non è sufficiente.

In tale quadro si colloca il progetto Sensuability dall’obiettivo scandalosamente ambizioso, ossia ridisegnare un nuovo immaginario erotico sulle persone con disabilità, ideato da Armanda Salvucci, presidente dell’Associazione “NessunotocchiMario” a Roma.

Il tema sessualità e disabilità viene affrontato in modo ironico, gioioso e diretto con articoli, concorsi, dibattiti, eventi, film, incontri nelle scuole, interviste, mostre, pubblicazioni.

Armanda Salvucci , contattata, si è resa disponibile ad un’intervista telefonica.

  • Può meglio illustrare tale progetto?

Sensuability ha come obiettivo di abbattere i pregiudizi e gli stereotipi legati alla sessualità e alla disabilità, attraverso tutti i linguaggi artistici quali la cinematografia, la fotografia, la pittura, la musica e il fumetto. Le diverse forme artistiche utilizzate sono il mezzo per rompere i tabù che circondano questo tema.

 

  • Quali sono i maggiori problemi legati alla sessualità dei disabili?

La sessualità è un tabù per tutti, figuriamoci quando viene accostata alla disabilità. La società ha un problema con il corpo e con la disabilità. C’è il preconcetto che il corpo di una persona con disabilità non possa essere attraente: accostare l’idea di piacere, di sensualità, di consapevolezza del proprio io a un corpo non perfetto è quasi inaccettabile. Il principale problema è proprio nell’incontro tra questi due mondi, sessualità e disabilità, visto con gli occhi della società di oggi: due tabù che si incontrano e creano un cortocircuito. Superare la visione delle persone con disabilità come esseri angelicati o supereroi lontani dalle amenità terrene, potrebbe certo aiutarci a fare importanti passi avanti.

  • Come poter sostenere le famiglie dei disabili, in attesa di una legge nazionale che ne tuteli il diritto?

Stare al fianco di genitori e familiari che si occupano di un figlio o un congiunto disabile è fondamentale. Il concetto di disabilità racchiude in sé sfaccettature molto diverse, che incidono in modo differente sulla vita delle famiglie ma che inevitabilmente si ripercuotono sulla quotidianità di tutti. Quello che diventa fondamentale è portare avanti politiche e misure volte a garantire il diritto a una vita indipendente per le persone con determinate disabilità. Permane lo status quo e questo porta molte famiglie a fare i conti con difficoltà che potrebbero non essere tali: basti pensare alle barriere architettoniche.  Vanno assunti provvedimenti in grado di dare risposte reali e certe alle esigenze di queste persone, al di là delle belle parole. Guardando, invece, agli argomenti di cui ci occupiamo, le famiglie sono lasciate da sole ad affrontare i problemi legati al binomio sessualità-disabilità, mentre servirebbe una educazione sessuale e affettiva a cui partecipino scuole ed istituzioni.

 

  • Quanto è importante attivare percorsi per far accettare il proprio corpo con le sue limitazioni?

Come anticipato, il corpo, in particolare quello femminile, è troppo spesso oggetto di stereotipi e pregiudizi. Vedere la disabilità come negativa ha fatto sì che le stesse persone si sentissero sbagliate nei loro corpi, li nascondessero, negando la loro fisicità in un’esaltazione estrema dell’importanza dell’essere “belli dentro”, interiorizzando il body shaming, la vergogna verso il loro corpo e l’oppressione fisica perpetrata dalla società abilista. La nostra associazione, negli ultimi anni, sta lavorando moltissimo su queste tematiche e non solo con le persone disabili. Sono tantissimi i ragazzi e le ragazze senza alcuna disabilità che si rivolgono a noi per confrontarsi sui temi della sessualità e dell’accettazione del proprio corpo. Recentemente abbiamo pubblicato il quinto bando di Sensuability& Comics, il concorso di illustrazioni che si propone proprio di guardare negli occhi la disabilità e riportarla sulle tavole nella sua sensualità, nella sua forma più complice, erotica e – perché no – divertente. Anche iniziative di questo tipo aiutano molte persone a confrontarsi con la propria fisicità e vederla sotto una luce diversa.

  • Chi sono e cosa fanno gli assistenti sessuali ed emotivi per i disabili?

L’OEAS (Operatore all’Emotività, Affettività e Sessualità) può essere molto utile soprattutto nei casi di disabilità gravissima o con disabilità cognitiva. Potrebbe insegnare ai ragazzi come canalizzare i propri impulsi. Ma serve un’educazione per chi si occupa di educazione: basta una parola sbagliata per fare più danni di una guerra nel caso in cui ad occuparsene sia qualcuno che per primo ha problemi con la sua sessualità. Non tutti i casi di disabilità, però, richiedono a mio avviso l’intervento di queste figure. Quello che deve essere considerato un diritto di tutti è passare una serata in un locale, conoscere persone nuove e avere la possibilità di vivere anche delle avventure, l’importante è che ci sia il consenso. Tutto ciò implica parlare di barriere architettoniche, pregiudizi, limitazioni. È questa la priorità che NessunotocchiMario si è posta.

di Maria Rosaria Ciotola

 

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