ROMA – Nubifragi, siccità, inondazioni, ondate di calore sempre più prolungate. I cambiamenti climatici stanno cambiando il territorio e anno dopo anno si fanno sempre più estremi gli eventi meteorologici legati al clima. Bisogna correre ai ripari soprattutto nelle città, perché le conseguenze di tutto questo sono diventate sempre più pesanti. Dal 2010 a oggi sono 198 i comuni colpiti da 340 fenomeni meteorologici estremi, 64 i giorni di blackout elettrici dovuti al maltempo e 64 i giorni di stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane. Ancora: si contano 109 casi di danni a infrastrutture causati da piogge intense. Ancora più pesante è il tributo che si continua a pagare in termini vite umane e di feriti: dal 2010 ad oggi sono, infatti, oltre 157 le persone vittime di maltempo, secondo dati del CNR.
La fotografia viene dal rapporto “Sos acqua: nubifragi, siccità, ondate di calore. Le città e i territori alla sfida del clima”, realizzato da Legambiente in collaborazione con Unipol Gruppo, e riportati nella mappa del rischio climatico cittaclima.it che ha come obiettivo quello di raccogliere e mappare le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici. Impossibile dimenticare il caldo record dello scorso anno, la siccità, le ondate di calore – secondo il dossier si possono attribuire alle ondate di calore 23.880 morti tra il 2005 e il 2016 – le piogge torrenziali e la crisi idrica che ha riguardato i principali fiumi e il lago di Bracciano. Lo scorso anno nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige Arno e Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione complessiva del 39,6% rispetto alla media de trentennio 1981-2010. Il Lago di Bracciano ha registrato un abbassamento di 160 centimetri, e a Roma è caduto l’82% di pioggia in meno e sono diverse le regioni che hanno dichiarato lo stato di crisi idrica.
Il dossier di quest’anno si concentra sull’acqua. Dal 2010 al 2017 le sole inondazioni hanno provocato nella Penisola la morte di 157 persone e l’evacuazione di oltre 45mila persone (dati Cnr). Senza contare che ad oggi si continua a sprecare ancora troppo acqua, nel 2015 è stata dispersa il 38,2% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione, con perdite complessive che potrebbero soddisfare le domande annuali di 10 milioni di persone. Anche per questo Legambiente nei giorni scorsi ha lanciato la campagna nazionale Un mondo di gocce, insieme alla Fondazione con il Sud, per promuovere un uso sostenibile dell’acqua.
“L’adattamento al clima – commenta Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente – rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. La mappa del rischio climatico di Legambiente rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. L’Italia non è tutta uguale di fronte ai rischi del cambiamento climatico, esistono infatti situazioni e rischi differenti tra le Regioni e le città”. Per questo, spiega Zanchini, “occorre accelerare il passo nelle politiche climatiche, superando la frammentazione di interventi tra i diversi Ministeri, attraverso una cabina di regia sulle strategie climatiche, in capo al Governo, e un regolamento per l’adattamento al clima nelle città che stabilisca regole chiare e vincolanti per evitare che si ripetano nelle aree urbane tragedie per colpa di edifici e spazi pubblici realizzati in luoghi sbagliati e impermeabilizzando i suoli”.
Le politiche di adattamento al clima devono partire dai grandi centri urbani, dice Legambiente. Per città più preparate e resilienti l’associazione propone una politica di delocalizzazione degli edifici in aree a rischio, piani clima nelle città più a rischio, il monitoraggio dell’impatto sanitario dei cambiamenti climatici. E ancora, fra gli interventi da attuare ci sono l’approvazione di un regolamento nazionale per l’adattamento climatico e la messa in sicurezza delle aree urbane che tenga conto della necessità e dell’importanza di cambiare il modello di gestione dell’acqua in città.

di Danila Navarra

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