Siria, Afghanistan, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan. Sono solo alcuni del Paesi in cui ha viaggiato il giornalista spagnolo Agus Morales. Potrebbe essere definito un giornalista di guerra. Di sicuro viaggia in luoghi pericolosi. Luoghi che hanno bisogno di essere raccontati. E con i luoghi le persone. Le storie che racconta all’interno del libro “Non siamo rifugiati” (Einaudi editore) non si possono ridurre all’etichetta di rifugiati, come spiega lui stesso. Non lo sono. Oppure non si sentono tali. Ci sono le storie di chi rifugiato lo è. Di chi aspira ad esserlo attraverso uno dei tanti viaggi della speranza che le cronache quotidiane ci restituiscono. Di chi non si rivede in quella definizione. Storie di persone che vino in territori di guerra, che vivono la fame, di persone che scappano, di persone che sono morte cercando di scappare da una morte certa.
In questo libro di Morales ci sono molti muri. Non solo quelli fisici, fatti di mattoni, come qualcuno vorrebbe costruire al confine tra Messico e Stati Uniti. Come quelli che ha sostanzialmente eretto l’Ungheria al confine est. Ci sono muri umani. E al di là di questi muri ci sono milioni di persone in movimento. Persone che hanno perso la casa, il lavoro, gli affetti. Con sogni e speranze, fragilità e problemi. Persone. Come la storia di Ulet, un somalo di quindici anni ridotto in schiavitù in Libia, che morì a causa di un edema polmonare a bordo di una nave che lo trasportava verso l’Italia.
Fanno rumore le parole utilizzate dal giornalista e scrittore spagnolo in questo suo libro. Un aspetto, quello della scelta dei termini da utilizzare, ben curato. Una precisione linguistica da fare invidia ai più grandi scrittori. «Volevo scrivere un libro infinito, con storie che non finiscono mai. Volevo scrivere un libro sulle persone che frange ufficiali e non ufficiali dell’Occidente vogliono trasformare nel nemico del XXI secolo», scrive nell’introduzione lo stesso autore. È riuscito a scrivere ciò che voleva Agus Morales. Un libro che attraverso storie e avvenimenti permette di conoscere tutto quello che viene prima del barcone, dei soccorsi e dei porti di cui tanto si scrive e si legge nelle ultime settimane.

di Ciro Oliviero

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