NAPOLI – Nella città della carità la chiesa non forma solo le coscienze dei giovani: pensa anche al loro futuro lavorativo. La curia di Pompei, per i minori a rischio, ha creato il progetto «Un mestiere per il futuro». L’iniziativa è rivolta ai giovani svantaggiati del territorio ed è in linea con la tradizione d’illuminata politica formativa praticata dal fondatore del santuario e delle opere di carità annesse, il beato Bartolo Longo. Il progetto, «Un mestiere per il futuro», messo in campo dal Santuario di Pompei e dalla Caritas Nazionale per i giovani a rischio del territorio, si svolgerà presso il centro educativo «Bartolo Longo». L’intento è di offrire a minori, che vivono situazioni di disagio, la possibilità di rendersi protagonisti del proprio futuro. È una iniziativa che si pone come risposta al bisogno d’inserimento lavorativo, necessario non solo a tanti giovani, ma anche alle loro famiglie che, spesso, non hanno i mezzi per sostenerli. «Un mestiere per il futuro» coinvolgerà 16 ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, che potranno frequentare, per tre anni, laboratori teorici e pratici, durante i quali le esperienze sul campo si integreranno con il reale apprendistato. Si tratta di replicare una forma esemplare di apprendimento dei mestieri sulla scia dell’iniziativa di Bartolo Longo. Si punta a valorizzare le attitudini personali, di un numero limitato di giovani a rischio esclusione, attraverso il modello di reinserimento psico-sociale basato su principi di responsabilità, legalità e solidarietà. Il progetto prevede laboratori per falegname, idraulico, estetista e parrucchiere. I corsi si terranno al mattino, dal lunedì al venerdì, e avranno la durata di 3 ore. I ragazzi potranno usufruire di un servizio navetta in cui sarà sempre garantita la presenza di un educatore. Il progetto coinvolgerà anche le famiglie dei partecipanti, al fine di «educare» anche loro ad una crescita umana e civile. Il fondatore del Santuario, delle opere di carità e della nuova Pompei, realizzò l’istituto di accoglienza – a lui dedicato – affinché i figli dei carcerati «imparassero un mestiere». Bartolo Longo, da grande pedagogo, innovativo e profetico, dimostrò che: «il lavoro farà sì che questi giovanissimi possano vivere in maniera del tutto diversa dai propri genitori annullando un luogo comune: il figlio di un carcerato non può che delinquere come il padre».

di Susy Malafronte

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui