foto ailBOLOGNA – Pulitissima, accogliente, con tutti i comfort possibili. Dodici camere da letto doppie, spaziose e dotate di bagno, curate nei minimi particolati, tv a schermo piatto, telefono. Una biblioteca aggiornata, un giardino, la wi-fi. Una grande cucina comune e una sala da pranzo arredata con gusto. La professionalità e la gentilezza del personale e dei volontari, è il tocco che rende questo posto un’eccellenza made in Emila Romagna. Un vanto tutto italiano. Sembra un albergo degno delle migliori recensioni, ma un albergo non è. E’ un luogo speciale chiamato : Casa Ail. Sorge nel cuore di Bologna. Costola dell’ Istituto di Ematologia, del Policlinico S. Orsola-Malpighi.
La struttura, costruita nel 2005, dalla fondazione “Isabella Seràgnoli”, e gestita da BolognAIL Onlus, dà la possibilità ai pazienti non residenti, in cura presso il reparto onco-ematologico “L. e A. Seràgnoli”, di appoggiarsi nel periodo della malattia, alloggiando gratuitamente, anche con un proprio caro. Circa 200 sono i nuclei familiari accolti ogni anno. Tutto è a misura di paziente ed è costantemente monitorato, al fine di garantire un sostegno efficiente e condizioni igieniche ineccepibili, necessarie agli ospiti sottoposti a chemioterapie e trapianti di midollo. E’ anche possibile usufruire, di assistenza psicologica, messa a disposizione dalla Casa, che consente di affrontare e superare con supporti specifici e con meno difficoltà, una situazione di vita forte.
Importanti possibilità anche per gli utenti della zona che dispongono, invece, di un servizio navetta oltre che di assistenza domiciliare ematologica, in grado di rispondere alle esigenze degli anziani , dei non deambulanti e di tutti coloro che, pur avendo bisogno di sottoporsi a terapie e controlli continui, hanno difficoltà a raggiungere la struttura ospedaliera.
«La possibilità di poter usufruire della casa Ail -racconta Luigi, ex paziente Casertano- è stata vitale sia sul piano logistico che umano. Logistico perché provengo dal Sud e avendo la chemio tutte le settimane, e la radioterapia, ad un certo punto, tutti i giorni, avevo bisogno di un luogo adatto alle mie condizioni. Sul piano umano posso dire senza esagerazioni che una parte della mia guarigione la devo anche a chi nella casa, si spende ogni giorno per creare un clima che è “insolitamente” positivo, e ti fa credere che ce la farai. A dispetto di quello che c’è a poco più di 100 metri, ovvero, ospedale, esami, qui ti senti a tuo agio, protetto, e questo è di grande aiuto. Si creano amicizie ed alleanze. Una squadra unita e compatta, che ha un unico obiettivo: vincere il cancro. Tutti, mi hanno accompagnato in questa “esperienza”, permettendomi anche di affrontarla per quel che è possibile, con serenità e dandomi la spinta necessaria per abbattere “il mostro”».

 di Carmela Cassese

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