Pluto salaREGGIO EMILIA – “ Non gioco più.., me ne vado”, cantava Mina e finalmente possono dirlo, se non cantarlo, le tante persone, uomini, donne, pensionati, padri e madri di famiglia, che già impoveriti dagli effetti della crisi economica, hanno finito di rovinarsi sfidando la fortuna al gioco.
A Reggio Emilia, a luglio, è stata inaugurata “ Pluto “ (dal nome del mitologico Dio del denaro), la prima in Italia residenza terapeutica gratuita per i giocatori patologici, sostenuta in parte dai servizi pubblici e in parte dai contributi dell’Associazione Onlus “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” e uno della Regione Emilia Romagna.
A Matteo Iori, presidente dell’associazione Papa Giovanni XXIII e del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo), chiediamo quali le novità del progetto Pluto, e quanto resta ancora da fare per prevenire il fenomeno di dipendenza.
«La principale novità del progetto Pluto sta nell’offrire una residenzialità gratuita esclusiva per giocatori d’azzardo per 365 giorni l’anno, attraverso progetti personalizzati. Altre sperimentazioni sono partite negli anni scorsi rispetto a residenzialità per giocatori, ma erano vincolate a percorsi brevi e a tempi limitati nell’anno e generalmente, questo era legato alla carenza di risorse economiche specifiche che le Regioni potevano investire in queste sperimentazioni. Può sembrare paradossale ma se l’Italia è uno dei paesi con la spesa pro-capite più alta per il gioco d’azzardo, è anche uno dei paesi più arretrati rispetto al riconoscimento della necessità della cura per i giocatori patologici e allo stanziamento di fondi specifici sul versante sanitario. Purtroppo queste sono le conseguenze di un approccio al tema del gioco d’azzardo che ha sempre messo come priorità l’entrata economica per l’Erario e non si è mai realmente impegnata per interventi di prevenzione e cura per coloro che cadevano nella patologia del gioco. E proprio queste sono le difficoltà principali che rendono così raro un progetto di accoglienza residenziale per giocatori e così difficilmente esportabile in altre regioni. Probabilmente la cultura italica del gioco d’azzardo non ha aiutato e temo che anche per le future generazioni non sarà più facile; nessuno ci riflette mai, penso ai giochi come i ticket redemption? Sono giochi, per la legge non d’azzardo, che si trovano in molte sale giochi destinate ai bambini, basta un euro per partecipare a delle partite che, in base al risultato ottenuto, fanno vincere ai bimbi dei punti (ticket). L’abilità del gioco sta nel riuscire a girare la ruota in modo da arrivare al numero più alto, o nel far cadere il gettone nel posto giusto, o nel riuscire a spingere più monete possibili verso l’uscita o in altro ancora. Essendo giochi elettromeccanici e nei quali l’abilità teoricamente ha un peso preponderante sulla fortuna, non sono considerati per la legge giochi d’azzardo. Ma con bimbi che giocano per arrivare ad accumulare abbastanza punti da portarsi a casa il pupazzo o persino il I Pad, messaggi che dicono ai piccoli clienti: “gioca e vinci” o “sfida la fortuna”, mi chiedo quale sarà il loro approccio alle proposte di gioco d’azzardo vero che gli arriveranno, una volta cresciuti, tramite siti on-line, tramite gratta e vinci, tramite le slot machine o le videolottery».
Al centro Pluto abbiamo incontrato M. V. che in questi giorni ha iniziato il suo percorso di recupero, ci racconta la sua storia: «Avevo tutto. Una famiglia con cui stavo bene, due bimbi adorabili: una femminuccia e un maschietto più piccolo. Una bella moglie che amavo. Un’attività commerciale che funzionava, vendevo tende e avevo un negozio piuttosto apprezzato anche da clienti facoltosi. Quando nel gruppo settimanale mi chiedono cosa mi mancava e perché mi sono rovinato con il gioco, non so rispondere. A volte mi dico che era per il dolore alla schiena che mi rendeva più difficile il lavoro, altre volte perché sentivo che la giovinezza passava e che forse giovane non ero davvero mai stato. Non lo so… Di certo mi sono ritrovato improvvisamente a passare sempre più tempo davanti a quella macchinetta. Le banconote entravano facilmente e spesso ne tornavano indietro. Certo è che ricordo perfettamente tutte le volte che ho vinto, ma cancellavo con cura dalla testa tutte le volte che perdevo. Mi dicevo: “Questa è l’ultima volta”, “ora smetto e vado a casa”, ma poi il tempo passava e la pratica si ripeteva. Ora non ho più il negozio di tende, ho molti debiti e il mal di schiena non mi è certo passato; ma ho trovato la forza di chiedere aiuto e di recuperarmi per la fiducia che mia moglie ha scelto di darmi per un’ultima volta e soprattutto per reggere lo sguardo dei miei bimbi senza sentirmi un fallito che rubava loro il futuro ».
Proprio in questi giorni la Giunta del Senato ha approvato una mozione che prevede una moratoria di 12 mesi sul gioco d’azzardo con il divieto per un anno di aprire di nuovi centri per i giochi d’azzardo elettronico online, moratoria dichiarata inapplicabile dallo stesso Ministero dell’economia. La moratoria – si legge nel comunicato del Ministero- causerà non solo un forte calo delle entrate per le casse dello Stato, ma anche un inasprimento del contenzioso con gli operatori (Confindustria Sistema Gioco Italia afferma che sono a rischio 200.000 posti di lavoro.)
La moratoria include il rinvio dell’applicazione delle norme previste dal decreto Balduzzi del 2012, e, probabilmente, porterà anche a un rallentamento delle azioni di contrasto alle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nelle molte situazioni legati al gioco, di prevenzione riguardo alle problematiche degli effetti patologici da ludopatia e all’accesso dei minori al gioco d’azzardo.

di Paola Amore

Per contatti con il centro PLUTO
 www.libera-mente.org

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