NAPOLI – Nell’ultimo anno e mezzo sono andato spesso nelle scuole campane per presentare il mio primo libro “Terzo settore in fondo – Cronistoria semiseria di un operatore sociale precario” ed a parlare di migrazioni e asilo, che sono alcuni dei temi del romanzo/saggio.
Le scuole sono spesso uno specchio fedele del sentire comune su un tema, se non altro perché i ragazzi riportano opinioni sentite in famiglia.
Dunque domande e considerazioni che mi fanno nelle scuole sono tra quelle più ascoltate anche altrove in questo periodo, tipo:
– non possiamo accoglierli tutti;
– vengono a rubarci il lavoro;
– perché non li aiutiamo a casa loro;
– perché diamo agli immigrati 35 euro al giorno che siamo poveri anche noi;
– perché arrivano tutti in Italia.
E così via.
Per cercare di smontare questi luoghi comuni e informarli correttamente, provando nel contempo a mantenere viva la loro attenzione, provo a scherzare ed a provocarli. Ad e-sempio sul lavoro gli dico che sì, è vero, vengono a rubarci tanti lavori, tipo bracciante o badante, che sicuramente sono quelli che anche loro anelano a fare da grandi, e gli chie-do se hanno mai visto un direttore di banca (ma anche uno sportellista) migrante, o un professore migrante, etc etc.
Capiscono velocemente, e da lì le loro domande e considerazioni cominciano a cambiare nel tono e nei contenuti.
Facile, alla fine. La paura dei migranti viene sia dall’ignoranza del fenomeno e delle sue cause, sia dalla paura per il “diverso”. Spiegargli, possibilmente in maniera divertente, fe-nomeno e cause, e fargli capire che non sono affatto “diversi” (nel bene e nel male, ossia che lavorano, cercano di sopravvivere e qualcuno commette anche reati, tutto esattamen-te come noi) permette loro di affinare poi meglio i loro ragionamenti.
Funziona.
E allora mi sono chiesto: perché non lavorare stabilmente nelle scuole sull’informazione su cosa siano le migrazioni? Mostrare quando eravamo noi (e siamo ancora oggi e sempre più) quelli che migravano? Spiegare correttamente chi è un richiedente asilo e perché cerca protezione in Europa? Come funziona davvero il sistema di accoglienza? Quali sono le situazioni nei Paesi da cui provengono i migranti?
Nelle scuole si fanno ormai tanti progetti, alcuni utilissimi, altri probabilmente meno. Le risorse non sono tante, eppure a volte si riescono a sprecare anche quelle. Magari, ad e-sempio, non ha molto senso fare laboratori sullo spreco alimentare a bambini in contesti in cui le cui famiglie faticano a mettere insieme la cena la sera.
Per non parlare di quelle che si sprecano nei Comuni e nella Regione.
Ad esempio ormai paiono esserci (e vengono finanziati spesso dal pubblico) più corsi di italiano per migranti che migranti stessi; corsi che per giunta a volte fanno le strutture EDA delle scuole e anche gratuitamente.
Sono solo alcuni esempi di come si possono razionalizzare le risorse.
Perché allora non si lavora assieme, i Comuni, la Regione, lo stesso CSV e le organizza-zioni che si occupano (veramente però) di migranti, per progettare e rendere stabile que-sta attività educativa nelle scuole campane?
Ne guadagnerebbe la salute civica della nostra regione; migliorerebbe la qualità del lavoro degli operatori del settore, spesso costretti ad impegnarsi di più a guardarsi dai propri concittadini inviperiti per la presenza di un centro di accoglienza che a pensare ai problemi legati all’accoglienza; diminuirebbero certamente (e sono sicuro drasticamente) anche i fenomeni di razzismo e intolleranza, che invece sono in crescita, e dunque la vita dei migranti sul nostro territorio.
Fossi un sindaco o un assessore non ci penserei due volte. A Napoli, poi, di assessorati che potrebbero lavorarci ce ne sono almeno tre (istruzione, welfare, giovani).
Basta poco, che ce vo’?
E ripeto, credetemi, funziona davvero.

di Marco Ehlardo

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