ROMA. In un nuovo documento , Amnesty International ha denunciato l’alto numero di vittime civili (molte delle quali bambini) causato dalla campagna di attacchi indiscriminati e senza sosta portata avanti dall’esercito siriano. Il documento, accompagnato da immagini video, si basa sulle ricerche condotte sul campo da Amnesty International nella prima meta’ di settembre sugli attacchi che hanno ucciso 166 civili (tra cui 48 bambini e 20 donne) e ferito centinaia di altre persone in 26 tra citta’ e villaggi delle regioni di Idlib, Jabal al-Zawiya e Hama nord. Nel documento, Amnesty International fornisce nuove prove sulle modalita’ di attacco perseguite nelle ultime settimane dalle forze governative che, una volta costrette alla ritirata dalle forze di opposizione, hanno martellato indiscriminatamente da terra e dall’aria i territori persi, con conseguenze disastrose per la popolazione civile.

ROVERA. «Le forze governative ora colpiscono sistematicamente città e villaggi usando armi da guerra che non possono essere indirizzate verso obiettivi precisi, sapendo che le vittime di questi attacchi indiscriminati saranno quasi sempre civili. Armi del genere non dovrebbero mai essere usate nei centri abitati» – ha dichiarato Donatella Rovera, di Amnesty International, recentemente rientrata dal nord della Siria. I civili, denuncia il documento di Amnesty International, vengono uccisi o feriti nelle loro case, mentre fuggono in cerca di riparo o proprio nei luoghi in cui si sono rifugiati per non essere colpiti dai bombardamenti. Il 16 settembre, otto civili (tra cui cinque bambini) sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti a seguito di una serie di attacchi aerei contro Kafr Awayed, nella regione di Jabal al-Zawiya. Secondo quanto riferito ad Amnesty International dagli abitanti, sette delle vittime sono state uccise durante una festa di matrimonio e nell’abitazione adiacente, mentre un bambino di sei anni e’ stato ucciso mentre era fuori a comprare il pane. Lo stesso tipo di attacchi si ripete in tutte le zone che sono finite sotto il controllo delle forze di opposizione. Nel corso delle sue ricerche in Siria, Amnesty International ha assistito quotidianamente a bombardamenti aerei e al lancio di colpi di artiglieria e di mortaio contro citta’ e villaggi. L’uso di queste armi da guerra imprecise contro i centri abitati ha provocato un drammatico aumento del numero delle vittime civili. Tra le vittime di questi attacchi, figurano anche 35 civili uccisi in due distinti attacchi aerei contro il villaggio di Kafr Anbel. Si tratta, sottolinea Amnesty International, di crimini di guerra. Chi ne e’ responsabile lungo tutta la catena di comando deve sapere che sara’ chiamato a rispondere e che non potra’ nascondersi dietro la scusa dell’obbedienza agli ordini. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe contribuire a cio’ deferendo la situazione della Siria alla Corte penale internazionale. «Gli stati membri del Consiglio di sicurezza dovrebbero mettere da parte le loro risse politiche e occuparsi dei civili prima di ogni altra cosa. Un deferimento alla Corte penale internazionale farebbe comprendere ai responsabili dei crimini di diritto internazionale che il tempo dell’impunita’ e’ cessato e spingerebbe tutte le parti coinvolte nel conflitto, l’esercito governativo cosi’ come le forze di opposizione, a pensarci due volte prima di commettere violazioni del genere» – ha concluso Rovera.

di Francesco Gravetti

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