di Ortensia Ferrara
CALTANISSETTA. M.U.O.S.: una sigla che a molti può risultare incomprensibile, ma un termine amaramente noto per i siciliani. Muos sta per Mobile User Objective System, ed è uno dei quattro terminali terrestri parte di un programma gestito dal Dipartimento della Difesa Usa: una rete di mega antenne e satelliti per telecomunicazioni veloci. È un sistema per propagare e moltiplicare gli ordini di attacco convenzionale, chimico, batteriologico e nucleare, ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi. Tre terminali sono installati in Australia, in Virginia, e nelle isole Hawaii; il quarto nella sughereta di Niscemi, sito di interesse comunitario, dove sono già state devastate decine di ettari di riserva naturale e dove stanno per essere montate tre grandi antenne paraboliche che guideranno, con le loro onde elettromagnetiche, missili e aerei senza pilota. Per questo comitati, cittadini, sindaci della zona, associazioni hanno unito le forze per chiedere la revoca immediata dell’installazione del Muos e la smilitarizzazione della base americana di Sigonella, in un appello in cui chiedono che “la Sicilia sia una culla di pace al centro di un Mediterraneo mare di incontro, di convivenza e di cooperazione tra i popoli”.
NO MUOS. Il coordinamento regionale dei comitati No Muos ha quindi indetto una manifestazione nazionale, che si svolgerà a Niscemi il prossimo 6 ottobre, manifestazione preceduta da altri passi altrettanto importanti. Il 7 settembre c’è stata una prima manifestazione contro l’installazione delle antenne del sistema Muos davanti alla base militare USA. L’11 settembre un primo successo, ottenuto nell’audizione presso la Commissione Difesa della Camera e il Comitato sull’uranio impoverito del Senato, a cui hanno partecipato rappresentanti dei comitati No Muos insieme ai sindaci di Niscemi e Vittoria. Al termine dell’incontro, il presidente del Comitato ha chiesto formalmente al Ministero della Difesa, sulla base del principio di precauzione, di sospendere i lavori di installazione delle antenne. Solo pochi giorni dopo, una sorpresa per gli attivisti che avevano manifestato il 7 settembre: 17 avvisi di garanzia della Questura di Caltanissetta, per riunione in luogo pubblico senza preavviso all’autorità di Pubblica Sicurezza,  danneggiamento in concorso di attrezzature destinate alla Difesa, adunata sediziosa.
DA SIGONELLA. Ancora, in Sicilia si sono svolte altre iniziative che confermano le diverse implicazioni legate al Muos e ai processi di militarizzazione dell’isola: a Comiso è stato organizzato un presidio per riportare l’attenzione sulla non apertura dell’aeroporto, la cui inattività potrebbe essere legata anche ad interferenze sulle strumentazioni degli aerei da parte dei campi elettromagnetici che verranno prodotti dal Muos. Uno dei motivi che spiega anche perché l’installazione delle antenne è stata “traslocata” qualche anno fa da Sigonella a Niscemi. Il 2 ottobre a Messina si è tenuta un’altra manifestazione, per protestare contro il progetto di rimilitarizzazione dell’Arsenale, di cui si prevede la trasformazione in grande discarica per lo smaltimento delle navi da guerra dismesse dalle marine dei paesi membri della Nato, con il conseguente carico di rifiuti tossici, inquinanti e cancerogeni che l’operazione comporta.
Doppio appuntamento in programma per il 6 ottobre: alle 14.30 una marcia di protesta arriverà davanti alla base militare, mentre in serata ci sarà un corteo in paese con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sui danni e i rischi concreti per l’ambiente, la salute, il futuro delle persone.
PER SAPERNE DI PIU’:
http://www.nomuosniscemi.it

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