FOGGIA. «Il caporalato è un fenomeno molto presente in questa zona della Puglia. Realizzando questo filmato di denuncia abbiamo solo fatto ciò che era giusto fare, e grazie alla collaborazione di associazioni ed enti stiamo provando a lottare contro l’ingiustizia». Mbaye Maguette ha 52 anni e dal 2007 vive in Italia. Viene dal Senegal ed è l’autore del testo che accompagna le dure immagini che scorrono nel documentario “Lo sfruttamento degli immigrati in Puglia. Caporalato e raccolta dei pomodori”, il video della durata di quasi 18 minuti che ha vinto la seconda edizione del Premio Jerry Masslo 2012, promosso dalla Flai Cgil a Villa Literno.
LA MEMORIA CHE VIVE. Il Premio è dedicato al bracciante sudafricano ucciso nel 1989 da una banda di balordi proprio nelle campagne di Villa Literno, nel casertano. Un omicidio che contribuì in maniera significativa ad accelerare la riforma per il riconoscimento dello status di rifugiato politico e che diede vita alla prima grande manifestazione antirazzista che si svolse in Italia. A realizzare il documentario che tiene alta la memoria di Jerry Masslo, quindi, ci hanno pensato Adam e Jean Yameogo, due migranti della Costa d’Avorio ed originari del Burkina Faso che, dopo aver vissuto le tragiche esperienze di Rosarno e di Nardò, hanno deciso di denunciare attraverso un video le difficili condizioni di vita dei migranti stagionali che popolano le campagne di Stornara (Foggia) e Palazzo di San Gervasio (Potenza).
LE RIPRESE CON IL CELLULARE. Adam e Jean hanno attuato il loro piano questa estate, durante il periodo della raccolta dei pomodori, armati di un semplice cellulare. Hanno ripreso e documentato i casolari diroccati in cui vivevano, mettendo in evidenza i disagi igienico-sanitari e le precarietà abitative delle dimore in cui trovavano rifugio per la notte. Ma non solo. Perché hanno anche mostrato come vengono prelevati dai caporali a bordo di un furgoncino, come vengono accompagnati nei campi, come vengono sfruttati per il lavoro che svolgono. «Non è stato facile fare le riprese con il cellulare. Abbiamo pensato di fare questo filmato per far vedere alla gente dove abitano gli immigrati, come sacrificano la loro vita e come vengono sfruttati» ha detto Jean Yameogo, 30 anni e dal 2008 in cerca di fortuna in Italia.
LE RAGIONI DEL PREMIO. Una volta terminate le riprese, dunque, Adam, Jean e Mbaye si sono dati da fare per montare il video custodito nel cellulare. E grazie alla collaborazione dell’Art Village di San Severo, della cooperativa internazionale “La Senegalese”, della Cgil Flai-Foggia e di Libera Foggia sono riuscite ad assemblare il girato trasformandolo in un documentario dal forte messaggio sociale. Un messaggio che non è sfuggito alla giuria del Premio Jerry Masslo, per la quale il video «merita il riconoscimento non solo perché racconta le terribili condizioni di vita e di lavoro degli immigrati africani nel foggiano, ma perché le rappresenta dall’interno, mostrando aspetti del loro lavoro che difficilmente avrebbero potuto essere ripresi da un occhio esterno».

di Emiliano Moccia

 
 

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