Un sostegno ai più fragili con un approccio non assistenziale ma basato sull’inclusione, attraverso un più facile accesso al cibo e un possibile reinserimento nel mondo lavorativo. Solidarity Pass – prossimità per l’autonomia e dei soggetti svantaggiati – ha il merito di essere un progetto innovativo rispetto al recupero di chi è rimasto ai margini. Dopo la stesura 6 mesi fa della progettualità e il coinvolgimento di varie realtà locali a sostegno, con l’appoggio fondamentale della Società di San Vincenzo De Paoli, Solidarity Pass partirà in via sperimentale il prossimo 1 ottobre. Protagoniste inizialmente saranno 50 famiglie del centro storico di Napoli nella zona di Porta Capuana e del quartiere Ponticelli, beneficiarie della card “Spesa Giusta’’ da utilizzare in negozi convenzionati per l’acquisto di cibo grazie a un’ottimizzazione della distribuzione. L’obiettivo è quello di allargare la platea dei beneficiari in altri contesti dell’area metropolitana di Napoli, con la Società di San Vincenzo De Paoli che ha intervistato oltre 100 utenti potenziali fruitori.

La conferenza stampa –  Sabato 9 settembre, presso la mensa sociale Don Raffaele Criscuolo della chiesa di Santa Sofia, dove sino a 6 volontari preparano ogni giorno una cinquantina di pasti, la presentazione ufficiale de Solidarity Pass alla presenza tra gli altri dell’assessore regionale alle Politiche Sociali Lucia Fortini e ai vari partner del progetto. «Solidarity Pass incentra tutte le azioni sulla promozione dell’autonomia dei soggetti svantaggiati, come dice l’acronimo: ciò significa creare dei percorsi di facilitare l’uscita da una condizione di disagio» afferma Monica Galdo operatrice della San Vincenzo De’ Paoli e coordinatrice del progetto Solidarity Pass. Il tutto aggiunge Galdo, «si incentra anzitutto sull’accesso al cibo con un network che mette a sistema i vari operatori per la distribuzione e l’utilizzo della card “La spesa giusta’’». Nel pomeriggio di sabato, a seguito della conferenza stampa, la partenza dei primi workshop. Alla Solidarietà si aggiunge la formazione lavorativa. «Partiamo con corsi di formazione per addetto sala e come figure che assistono gli anziani. Imparando un mestiere, anche quelli di antica data come per esempio il calzolaio, guardiamo al futuro di queste persone che hanno bisogno di sostegno» afferma Carmelina Palmese, presidente del consiglio centrale della San Vincenzo di Napoli che si dichiara in «disaccordo con le mere forme di assistenzialismo, si deve puntare all’integrazione delle persone. Abbiamo cominciato con la banca del tempo, cioè con la persona da noi assistita che poteva mettere a disposizione le proprie competenze. È un modello nuovo, dove è fondamentale la rete tra soggetti». Ad oggi Solidarity Pass vede l’adesione di 4 nuovi Ets e 10 volontari, con patrocinio morale del Comune di Napoli e della Città Metropolitana, l’ascolto di 136 famiglie, 20 di queste visitate a domicilio (e anche incontri individuali). E ancora: 20 gli utenti coinvolti nei percorsi di formazione, altri 20 gli utenti e i volontari coinvolti nell’azione di socializzazione. Grande attenzione è riservata al lavoro sull’autostima, all’approccio su una nuova dignità alimentare e alla costruzione di nuove opportunità. Infine, come già accennato, parte importante è la creazione di una rete sociale per combattere la solitudine e definire i bisogni reali per sviluppare nuove soluzioni.

La card “spesa giusta’’ – Giuseppe Cafarella, presidente Forgat Odv, uno dei partner del progetto, si mostra soddisfatto per aver «portato la digitalizzazione all’interno del processo dell’assistenza alimentare e alla costruzione di un magazzino che potesse poi servire da centrale di controllo dell’entrate e dell’uscita. Avevamo già fatto la stessa esperienza della digitalizzazione nell’ambito della sanità. Con l’aiuto dell’algoritmo stiamo lavorando con questa produzione, senza nulla togliere all’intervento dell’uomo, che è alla base». Angelo Carullo, sempre della Forgat Odv, è colui il quale ha avuto l’intuizione della card “La spesa giusta’’. «Da un’analisi che Forgat Odv aveva sviluppato sul fabbisogno quindicinale per nuclei di 2-3-4 persone, ci siamo accorti che il cibo donato era carne in scatola, pesce in scatola con dei costi superiori al mangiare fresco. E allora la domanda è sorta spontanea: perché non donare anche carne fresca, pesce fresco, pane fresco, verdura, uova? Ed ecco che è nata la card “spesa giusta’’ che partì come “spesa sospesa’’ durante i periodi più duri dell’emergenza Covid. Il concetto – aggiunge Carullo – è quello di spendere negli esercizi commerciali di prossimità, dove si vive, così il beneficiario coinvolto in Solidarity Pass diventa un fruitore come gli altri».

L’intervento di Lucia Fortini – Lucia Fortini, assessore regionale al Welfare dice: «Ho fatto una serie di riflessioni dopo quanto accaduto a Caivano. Spesso ci sono dei territori in cui il terzo settore non è particolarmente sviluppato mentre questo progetto immediatamente cerca di dare una mano alle persone in difficoltà sviluppando buone pratiche perché il tessuto sociale possa rendersi indipendente». Secondo l’assessore «accade delle volte che un’associazione dopo la fine di un progetto, lascia senza guardare alla lunga distanza. Le risorse per il terzo settore ci sono, bisogna saperle intercettare. La Regione Campania sta stiamo partendo con la programmazione». Il nuovo stanziamento previsto dal nuovo fondo europeo per le politiche sociali per la Regione arriverà, ricorda la Fortini, a 300 milioni di euro. Oggetto centrale della questione, per l’assessore, riguarda «è il partenariato che le associazioni ed enti del terzo settore dovrebbero sviluppare. Questa è la nostra idea: non dare fondi alla singola associazione ma fare dei partenariati per consentire la crescita del tessuto sociale e di progetti di alto respiro. Noi – insiste l’assessore regionale – facciamo i bandi ogni anno ma sui territori ci vogliono le progettualità.  In passato c’è stata la paura di non vedersi riconosciute le risorse, anche di quelle non legate alle proprie capacità per permettere alle persone di lavorare». Nonostante ciò, si compiace l’assessore Lucia Fortini, «oggi il cambiamento del terzo settore lo vedo, le associazioni più solide aiutano quelle più piccole».

Il ruolo della Caritas a Napoli – Intanto, le fragilità e le povertà a Napoli come altrove continuano ad essere tante. La direttrice della Caritas di Napoli, suor Marisa Pitrella sottolinea come alle 20 mense della Caritas in città i volontari preparano e distribuiscono «tra i 1800 e i 2000 pasti al giorno tra il pranzo e la cena. La più grande mensa è quella del Carmine, che ogni giorno cucina tra i 350 e i 400 pasti. Durante il periodo di agosto siamo arrivati anche a 600 pasti al giorno». Non solo stranieri e senza fissa dimora, a richiedere un pasto alla Caritas sono oggi anche molti napoletani, da un giorno all’altro senza più nulla e risucchiati dalla povertà. «Le persone del territorio che utilizzano la mensa sono passate dal 30 al 50%» è la stima di suor Pitrella. «Molte di queste sono persone sole che si sono ritrovate senza il supporto del reddito di cittadinanza. Ci sono problemi di salute e marginalità e nel frattempo le bollette di gas e luce sono aumentate. Va data alla persona un piccolo aiuto; il sussidio previsto dal governo (350 euro mensili e con il beneficiario che deve essere inserito in corsi di formazione volti in teoria al reperimento di un impiego ndr.) può avere un senso ma il beneficiario che fa esperienza di formazione di lavoro dovrà attendere 3 mesi. Nel frattempo queste persone che fanno? Non c’è soluzione e il governo non si è posto questo problema». Per cercare di ovviare, conclude suor Pitrella, «la Caritas gestisce e supporta le persone e facciamo anche dei piccoli prestiti per sostenerle se è necessario».

di Antonio Sabbatino

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