di Luca Mattiucci
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NAPOLI. “Sveglia alle sette. Una buona colazione, il piccolo intanto si sveglia, lo vestiamo e via. Arriviamo all’ingresso dell’asilo. Consegno il pargolo e scappo al lavoro ringraziando che l’asilo c’è”. Ecco l’inizio di una giornata tipo di due giovani genitori che, nonostante la crisi, in un futuro possibile ci credono. Ma da qualche giorno a rendere il sogno un incubo ci ha pensato Palazzo San Giacomo: la refezione scolastica, rimandata a data da destinarsi per un appalto rinviato, fa saltare il tempo pieno, con tutte le conseguenze del caso.
LE MAMME. Inevitabile, così,  la protesta che da ieri va in scena in alcuni istituti ed è destinata a “contagiare” il territorio. L’idea è semplice: se è vero che a scuola si mangia come a casa, a portare il pasto a scuola arrivano le mamme. A far partire la “refezione autogestita” i genitori dell’asilo nido Rocco Jemma, quartiere Materdei, dove i bambini sono 52 con sole 6 educatrici, in numero limitato a causa del mancato tempo pieno. «Siamo stanchi  – spiega papà Matteo, impiegato all’aeroporto costretto a scapicollarsi entro le 12:30 anziché alle 15:30 – della totale incertezza nella quale ci hanno fatto piombare. Oltre al disservizio aumentano anche la retta: da 30 euro sino a 140». Ma il problema pare essere anche educativo. Sino a che non si andrà a regime «Neppure la didattica andrà a regime – spiega Alessandra, mamma della De Amicis di chiaia – perché i bimbi arrivano alle 12 in un attimo. Mi domando come mai in questa battaglia non si senta la voce di nessun dirigente scolastico». La storia si ripete all’asilo Marco Polo di fuorigrotta dove anche qui è partita l’autorefezione «Chi può, – racconta Maria, insegnante Precaria – già cerca una babysitter». L’Assessore all’Istruzione del Comune, Palmieri,  intanto, nel pomeriggio ha incontrato alcune mamme «I nostri timori erano fondati – spiega Lea, mamma di un bimbo di 2 anni – dovremo attendere novembre». La soluzione prospettata? Una volta espletate le dovute pratiche di autorizzazione igienico sanitarie, le mamme saranno “autorizzate” ad assicurare ciascuna per il proprio figlio il relativo pasto. Insomma, la protesta diverrà la norma.
 

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