di Antonio Sabbatino

Corridoi umanitari, tutela delle donne e della comunità gay ancora più in pericolo dopo la ripresa del potere da parte dei talebani. Da Napoli, come in altre parti d’Italia, arriva il grido d’aiuto verso le autorità in favore della popolazione afgana tornata sotto il giogo degli studenti coranici. Il progressivo abbandono del Paese da parte delle forze occidentali a partire dagli Usa ha esposto l’Afghanistan al pericolo di un ritorno indietro da una fragile democrazia e dagli attentati dell’Isis. Un centinaio tra associazioni, comitati, esponenti civici e politici in piazza del Plebiscito hanno chiesto l’attivazione di percorso d’accoglienza vero, al di là dell’arrivo in città dei primi 140 cittadini dell’Afghanistan ora in quarantena al Covid Hospital di Ponticelli. Le lacrime di Mohamad Iqbal Ahmadzai. è quello di un intero popolo, al di là della retorica. «Io sono arrivato in Italia nel 2009, sono stato in Agrigento e ora sono a Napoli dove vivo e lavoro. Al contrario la mia famiglia, composta da più di 10 persone è ancora in Afghanistan. Li sento tutti i giorni ma hanno paura perché se sanno che hanno parlato con me in Italia possono rischiare di morire. Vorrei la pace nel mio Paese – l’auspicio di Mohamad –  i cittadini hanno bisogno di aiuto, sono soli. Sono preoccupati per il ritorno dei talebani, vent’anni fa in tanti sono andati in Pakistan per sfuggire a loro ma quel Paese, l’Iran chiudono le porte a noi afgani e anche dall’aeroporto non si può partire».  Mohamad divide le responsabilità rispetto a quanto sta succedendo. «La colpa è sia di Biden che degli altri Paesi che hanno lasciato solo l’Afghanistan, i 20 anni di conquiste sono stati cancellati via in un attimo. Non c’è futuro e in molti non sanno se riusciranno a sopravvivere».

L’ospitalità – Si stanno susseguendo in queste ore contatti, riunioni tra la Prefettura, forze dell’ordine enti territoriali e istituzionali per organizzare la riallocazione dei circa 140 cittadini arrivati nei giorni scorsi a Napoli e ora in quarantena presso il Covid Residence di Ponticelli. Il trasferimento verso strutture di accoglienza dedicate, potrebbero cominciare nella giornata di mercoledì. Ma c’è un problema, sottolineano i sindacati: mancherebbero in questo momento a Napoli i mediatori culturali di lingua Pashtun e Hurdu, per meglio interagire con le famiglie a Napoli. Un altro paio di famiglie dovrebbero essere ospitate invece in provincia di Avellino. Nel frattempo anche il Comune di Napoli e altri Comuni dell’hinterland partenopeo stanno attendendo come poter intervenire per assistere i cittadini afgani.

Gli interventi al Flash Mob – Diversi gli interventi al flash mob di ieri in piazza del Plebiscito, che replica il sit-in della scorsa settimana in sostegno delle donne afgane quando gli organizzatori hanno indossato per solidarietà il burqa. Giovanna Cardarelli, attivista Cisda, Coordinamento italiano sostegno donne afgane ricorda come alcune attiviste del movimento nato nel 1999 «continueranno a stare lì in Afghanistan per continuare la lotta in difesa delle donne, mettendosi in clandestinità. Le nostre compagne si sono dovuto attrezzare per mettere in sicurezza le donne vittime di violenza e le bambine. Ci chiedono però di non spegnere i riflettori sull’Afghanistan per la protezione delle donne, che pagheranno un prezzo altissimo come è accaduto quando già in passato hanno governato i talebani. In questi 20 anni – dice Cardarelli – si è parlato molto di Kabul, a Herat perché c’era il contingente italiano ma poco di Afghanistan come ci siamo resi conto ogni volta che siamo andate in quel Paese. I talebani dal Paese non se ne sono mai andati, nel Sud hanno sempre governato loro facendo strage nei villaggi con le donne fuggite con i bambini. Abbiamo ascoltati racconti allucinanti di quanto accaduto. E anche la parte colta del Paese è fuggita, ai Talebani non fa piacere che rimanga perché potrebbe infastidirli. I corridoi umanitari servono ma non saranno sufficienti». Laura Marmorale della Mediterranean Saving Humans spinge, consapevole di quanto accaduto in altre Parti del mondo dalla situazione politica instabile, come i corridoi umanitari siano un viatico necessario per mettere in sicurezza una popolazione inerme verso la devastante furia del regime talebano. «I corridoi vanno attivati e mantenuti non solo a Napoli, in Campania e in Italia ma in tutta l’area della Comunità europea. Le donne, le persone istruite e che hanno avuto un ruolo nel tentativo di cambiare il Paese sono quelle principalmente ricercate, rincarcerate, torturate e uccise. Ma la possibilità di scampare da una morte certa deve essere garantita a tutti. Non dobbiamo accontentarci di una quota e ragionare, appunto, per quote. Anche la Comunità Europea, che aveva appoggiato dell’idea di esportare la democrazia, deve assumersi la responsabilità ripensando alla gestione dei flussi migratori, delle frontiere e alla capacità di accoglienza per tutti».«Difendiamo e accogliamo quelle migliaia di persone in fuga per salvare se stesse e i propri cari. Sosteniamo le afgane e afgani che testimoniano e lottano per la libertà. Denunciamo gli Stati Uniti che hanno eretto muri e si sono preoccupati solo di bloccare il flusso dei profughi. E ora l’Unione Europea dice che si deve trattare con i talebani. Sicuramente lo faranno a breve anche gli Usa, che già avevano firmato accordi con loro. La Cina, la Russia e la Turchia lo stanno già facendo» denuncia l’associazione antirazzista e interetnica 3 febbraio, tra gli organizzatori della giornata di ieri in piazza del Plebiscito.

La disponibilità di Less e Save the Children – La cooperativa Less onlus si dice pronta a fare la propria parte nell’azione di accoglienza dei rifugiati afgani a Napoli. «Secondo l’UNHCR – afferma la presidente Daniela Fiore – circa l’80% dei quasi 250.000 afghani costretti a fuggire dalla fine di maggio sono donne e bambini. 400.000 sono i civili costretti a lasciare le loro case dall’inizio dell’anno, e che vanno ad aggiungersi ai 2,9 milioni di afghani già sfollati nel paese alla fine del 2020». Dunque, aggiunge la presidente, «Less ha dichiara la propria disponibilità all’accoglienza dei cittadini afgani che hanno raggiunto la nostra regione, all’interno dei progetti SAI di Napoli e Procida gestiti da LESS, nello specifico 25 posti nel capoluogo campano e 4 posti sull’isola di Arturo, capitale della cultura 2022». Anche Save The Children è pronta fare la propria parte. «Abbamo attivato un helpdesk per rispondere alle richieste di sostegno immediato per minori soli e nuclei familiari arrivati in Italia. L’help desk può essere attivato da enti locali, servizi socio-sanitari, strutture di accoglienza, così come direttamente dalle famiglie giunte in Italia». Con l’help desk si assicura: Mediazione linguistico culturale on line (nelle lingue farsi, pashtu e dari); orientamento e supporto legale; primo supporto e sostegno psicologico ed emotivo post evento traumatico, identificazione ed eventuale presa in carico di situazioni di particolare vulnerabilità Assistenza alla procedure di ricongiungimento Invio di sostegno materiale invio di team in loco se necessario.

 

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