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Irregolarità nell’etichettatura del pesce fresco, la denuncia di Greenpeace

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ROMA – Stenta a prendere piede l’applicazione della nuova normativa europea sull’etichettatura che deve accompagnare la vendita di pesce fresco. Lo dimostra un video realizzato da Greenpeace con telecamere nascoste in alcuni banchi ittici di Roma. In base al nuovo Regolamento Ue, in vigore fin dalla fine del 2014, dovrebbero infatti essere fornite ai consumatori importanti informazioni come l’attrezzo di pesca utilizzato o l’esatta denominazione della zona o sottozona di cattura FAO per i pesci pescati nel Mediterraneo, Mar Nero e nell’Atlantico nord-orientale. Nei punti vendita visitati da Greenpeace, come si vede nel video, invece tali informazioni non sono per nulla presenti in etichetta. «Questa mancanza di trasparenza è inaccettabile. La nuova etichettatura rappresenta uno strumento importante che aiuta ad acquistare in modo responsabile il pesce», dichiara Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace Italia. «Conoscendo l’attrezzo di pesca e la zona esatta di cattura si può infatti preferire il pesce catturato in modo artigianale e sostenibile a quello proveniente dalla pesca industriale o importato da mari lontani».
Un recente sondaggio commissionato dall’organizzazione ambientalista dimostra come pochi consumatori conoscano la nuova etichettatura. Se però correttamente informati, gli intervistati si sono detti estremamente interessati ad acquistare prodotti ittici provenienti da pesca sostenibile.  Per guidare i consumatori e aiutarli a compiere una scelta responsabile al momento di acquistare prodotti ittici, Greenpeace ha lanciato il sito fishfinder.greenpeace.it. Riduzione del consumo, sostenibilità, stagionalità, provenienza locale, stato di conservazione e soprattutto metodo di pesca utilizzato sono alcuni dei principali criteri da utilizzare se si vuole fare un acquisto responsabile.
Su fishfinder.greenpeace.it è inoltre disponibile una mappa interattiva che consente a tutti gli utenti di caricare delle foto e segnalare i rivenditori di pesce che rispettano le regole e quelli che invece non lo fanno. «Lo stato drammatico in cui versano i nostri mari ci impone di cambiare il nostro modo di pescare, consumare e vendere il pesce», continua Maso. «Servono maggiori informazioni e controlli, e i consumatori devono essere consapevoli del potere che hanno per influenzare il mercato verso la sostenibilità», conclude.

 
 

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