Nel 2012 i randagi, secondo  il ministero della Salute, erano circa settecentomila, ma secondo il Sindacato italiano veterinari nell’ultimo quinquennio potrebbero addirittura essere raddoppiati. Sono cifre di fatto impossibili da verificare, ma i tecnici concordano sul fatto che la tendenza sia in aumento e che potrebbe arrivare presto a livelli incontrollabili  e pericolosi. Non è solo da considerare la precaria e triste condizione in cui vivono per strada i randagi, privi di cibo ed acqua, spesso maltrattati o ignorati ma anche la loro pericolosità verso le  persone. Non raramente, infatti, passanti sono stati attaccati , talvolta anche in modo feroce, da randagi.

Negli ultimi venti anni sono state emanate diverse norme per la tutela degli animali da affezione e per la lotta al randagismo. La legge quadro n 281 del 14 agosto del 1991 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo promuove e regola la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente.

Attraverso tale legge venne introdotto il divieto di soppressione dei cani e dei gatti liberi e il modello di canile rifugio. I canili rifugio sono delle strutture, di proprietà pubblica o privata, gestite da imprese private, associazioni animalistiche o a conduzione mista, che si occupano degli animali senza padrone, in attesa di una possibile adozione.

In alcuni casi i canili rifugio sono convenzionati con alcuni studi veterinari, che si occupano del benessere degli animali ospitati. Purtroppo le strutture sono spesso sovraffollate, per percorsi di  adozione altalenante e, talvolta,  a causa dei fondi limitati, non in grado di sostenere adeguatamente gli animali ospitati dal punto di vista fisico e psicologico. Molte le realtà che si dedicano alla cura degli animali ed alla prevenzione del randagismo.

Importante l’azione svolta dall’associazione “Nati Liberi” a Caserta e che nasce nel 2008 a seguito della morte di Kim, il primo cane della presidentessa Alessandra Pratticò. Per colmare il vuoto lasciato, insieme ad altre tre volontarie attive sul territorio, provvide ad attivare  una rete attraverso la quale aiutare gli animali randagi. Nel 2010 si sono  rese disponibili a collaborare gratuitamente nel canile municipale di Caserta, abbandonata dai vecchi gestori privi di adeguati supporti economici da parte del Comune. Attualmente gli operatori volontari attivi sono dieci. La sensibilità sociale verso gli animali d’affezione è certamente aumentata nel tempo anche se si è ancora lontani dal vedere radicati i concetti di responsabilità nella custodia e convivenza consapevole. Importante sarebbe attivare percorsi sensibilizzazione e di informazione a scuola con i piccoli nelle scuole.

Il fenomeno del randagismo non è circoscritto solo ai cani, anzi, in Campania il randagismo felino è molto più massiccio e preoccupante. L’unica strada percorribile, per l’attivista, al fine di ridurre il fenomeno prevede la sterilizzazione a tappeto anche degli animali padronali nonchè la diffusione della cultura del possesso consapevole. Fino a che le regioni e le Asl non investiranno in progetti che prevedano anche la sterilizzazione degli animali dei privati e sino a quando i canili affideranno animali a caso senza farsi affiancare nel percorso di adozione da persone qualificate, il randagismo non sarà mai debellato. A chi decide di adottare un cane/gatto la Pratticò consiglia di non farlo almeno che non si sia disposti a stravolgere le proprie abitudini di vita. Prendere con sé un animale  significa  essere consapevoli di una responsabilità ben precisa  che dura per l’intera vita dell’animale. Nati liberi, anche quest’anno, continuerà ad affiancare il comune di Caserta nella gestione delle adozioni degli animali ospiti del rifugio municipale. Si spera, inoltre, di poter ripetere la campagna di  cartellonistica antiabbandono fatta già l’anno scorso e con l’Asl di collaborare nelle campagne di anagrafe itinerante e nelle attività di segnalazione di situazioni critiche sul territorio.

di Maria Rosaria Ciotola

 

 

 

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