I costi dei centri estivi sono diventati un peso insostenibile per la maggior parte delle famiglie italiane, con un aumento medio del 12,3% rispetto al 2024 e un impressionante +22,7% rispetto al 2023. È quanto emerge dall’ultima indagine realizzata da Adoc ed Eures, che per il terzo anno consecutivo ha condotto una “mystery client” su circa 200 centri estivi in otto città italiane (Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze, Napoli, Bari e Palermo).
“Ancora una volta, in vista della lunga estate, le famiglie si trovano a dover affrontare una vera e propria emergenza economica e sociale”, dichiara Anna Rea, Presidente Adoc. “La chiusura delle scuole per 10 o 13 settimane, a seconda del ciclo scolastico, pone le numerosissime famiglie che non possono contare su un sostegno familiare – nonni, zii, ecc. – nella condizione di dover destinare ingenti risorse finanziarie per sopperire a quella che sembra essere un’anomalia tutta italiana. L’Italia, infatti, è uno dei pochi Paesi europei dove le scuole ‘vanno in vacanza’ per tre mesi pieni, contro le 6-8 settimane di Germania, Francia o Regno Unito.”
Lo studio rivela che il costo medio settimanale di un centro estivo a tempo pieno in Italia si attesta a 173 euro. Per una famiglia con un solo figlio, che necessiti di otto settimane di centro estivo (considerando un mese di ferie dei genitori), la spesa media sfiora i 1.400 euro (1.384 euro). La situazione si aggrava notevolmente per le famiglie con due figli: il costo totale può arrivare a 2.671 euro, equivalente a circa una volta e mezzo una retribuzione media mensile. Questo perché lo sconto medio per i fratelli, quando applicato (solo nel 40% dei casi), raramente supera il 10%. Il servizio di refezione è presente nel 71,7% dei centri estivi, mentre il restante 28,3% richiede il “pranzo al sacco” (demandando ai genitori anche l’onere della preparazione del pasto da casa) o il pagamento di una ulteriore quota per questo “extra”.
Le disparità territoriali sono marcate: le famiglie del Nord spendono mediamente 189 euro a settimana, al Centro 162 euro e al Sud 134 euro. Milano si conferma la città più cara, con un costo medio settimanale a tempo pieno di 227 euro, quasi il doppio rispetto a Bari (109 euro). A seguire Firenze (177 euro) e Bologna (172 euro). Per otto settimane di centro estivo a tempo pieno, le famiglie milanesi arrivano a spendere quasi 2.000 euro per un figlio (1.816 euro) e oltre 3.500 euro per due figli (3.505 euro).
L’incremento dei costi è decisamente superiore all’inflazione media annua (pari all’1,7% nel 2025 secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale). Tra il 2023 e il 2025, l’aumento maggiore si registra al Centro (+31,7%), seguito dal Sud (+27,6%) e dal Nord (+18,9%).
Centri estivi: costi insostenibili e mancanza di supporto alle famiglie
I costi dei centri estivi sono diventati un peso insostenibile per la maggior parte delle famiglie, risultando spesso ingiustificati e inaccessibili. Come sottolinea Anna Rea, Presidente Adoc, questa problematica è ulteriormente aggravata dal prolungato periodo di chiusura delle scuole. Un ciclo che si ripete ogni anno, ricadendo esclusivamente sui genitori, in particolare su chi lavora a tempo pieno, non ha una rete di supporto familiare o dove il carico è sostenuto principalmente dalle madri. Oltre al senso di abbandono che assale i genitori, a rischio sono l’apprendimento e le competenze acquisite dai bambini e dai ragazzi durante l’anno scolastico, con un conseguente ampliamento delle disuguaglianze sociali. Non tutte le famiglie, infatti, possono permettersi attività ricreative, centri estivi o vacanze studio, lasciando i più vulnerabili “parcheggiati” sul divano, spesso davanti a tablet o cellulari.
“Nonostante le numerose promesse e le dichiarazioni di intenti, il governo Meloni ha palesemente fallito nell’affrontare le reali necessità delle famiglie. Continua a ignorare il peso economico e sociale dei crescenti costi dei centri estivi e la lunga chiusura delle scuole, lasciando che l’onere ricada interamente sui genitori senza offrire soluzioni concrete e strutturali che, come Associazione, chiediamo da tempo. Servono risposte non solo a parole, ma con fatti tangibili. Ci aspettavamo una maggiore attenzione alle politiche a sostegno della genitorialità e dei bambini. Invece, non solo non vediamo alcun passo avanti sulla scuola, ma assistiamo a un ingiustificato aumento dei costi dei centri estivi rispetto agli anni precedenti. Questa non è una politica a favore dei bambini, delle famiglie e, in particolare, delle donne. Un’incoerenza veramente grave e irresponsabile per un Paese con la natalità più bassa di tutta l’Europa, che rischia sempre più di invecchiare, dove i giovani scappano per andare a lavorare e per costruire una famiglia all’estero. Chiediamo con forza una revisione complessiva del calendario dell’anno scolastico, per garantire una maggiore continuità educativa e ridurre il “buco” estivo, la detraibilità dei costi dei centri estivi nel modello 730 e politiche che dimostrino una reale vicinanza alle famiglie, con misure di sostegno alla genitorialità efficaci e tangibili, al di là di meri proclami”, è quanto dichiarano quelli di Adoc.