Gli italiani donano tanto, ma non tutte le risorse arrivano a destinazione. Parliamo del 5 per mille, rispetto al quale gli organismi di terzo settore hanno intrapreso un percorso che intende ottenere l’eliminazione dei limiti di legge che impongono un tetto massimo per le devoluzioni. Per superare l’ostacolo, occorrerebbe mettere mano alla legge che prevede lo sbarramento delle donazioni. E infatti il Forum del Terzo Settore – insieme ad altre dieci organizzazioni del mondo non profit, tra cui ActionAid, Fondazione Airc, Aism-Fism Emergency, Fai, Lega del Filo d’Oro, Medici Senza Frontiere, Save the Children, Telethon e Unicef – ha lanciato un appello al governo italiano per eliminare il tetto massimo della raccolta del 5 per mille, equiparandolo all’8 per mille, per il quale non è invece previsto alcun limite. Per il Forum, il tetto attuale di 525 milioni di euro non tiene conto della crescente partecipazione dei contribuenti e limita la capacità degli enti del terzo settore di finanziare progetti di interesse sociale. Nell’anno 2023, sono stati 17,2 i milioni di contribuenti che hanno destinato il loro 5 per mille a enti del terzo settore, con un incremento di circa 730.000 adesioni rispetto all’anno precedente, per un totale di 552 milioni di euro. Tuttavia, a causa del tetto massimo previsto dalla legge, solo 525 milioni di euro sono stati effettivamente erogati, lasciando circa 27 milioni di euro non distribuiti. Questo limite, stabilito dalla legge 190 del 2014 (legge di stabilità 2015), impedisce che una parte delle risorse arrivino a destinazione, penalizzando gli enti che hanno ricevuto più adesioni. Va detto che i cittadini sono incentivati ad aderire al 5 per mille in quanto esso non costituisce un costo aggiuntivo, ma fa parte di una quota del gettito fiscale che lo Stato andrebbe comunque a incassare. Ed è per questa ragione che le associazioni chiedono che venga eliminato il tetto massimo di spesa, permettendo una distribuzione completa dei fondi raccolti. Il 5 per mille, introdotto nel 2006 e reso strutturale nel 2015, ha consentito di raccogliere oltre 8 miliardi di euro, sostenendo migliaia di enti impegnati in attività di ricerca scientifica, assistenza sanitaria, tutela ambientale e culturale. Nel 2023, i fondi sono stati distribuiti a oltre 81.000 enti, tra cui 58.870 del terzo settore e onlus, 13.306 associazioni sportive dilettantistiche, 446 enti di ricerca scientifica, 106 enti di ricerca sanitaria, 177 enti impegnati nella tutela del patrimonio culturale, 24 gestori di aree naturali protette e 7.909 Comuni italiani. Tuttavia, nonostante l’aumento delle adesioni, il tetto massimo di spesa non è stato adeguato, con conseguenti risorse non distribuite. Facciamo un esempio: nel 2023, il tetto è stato sforato di quasi 28 milioni di euro; soldi che – senza la soglia limite – avrebbero finanziato associazioni che erogano servizi per le persone fragili, per le famiglie più vulnerabili, progetti di ricerca medico-scientifica e di tutela ambientale e culturale. Il meccanismo di ricalcolo penalizza di più gli enti che hanno raccolto un maggior numero di adesioni, riducendo ulteriormente le risorse disponibili per i progetti.

Andando a cercare un esempio concreto, la Lega del Filo d’Oro ha visto andare in fumo circa mezzo milione di euro: risorse che avrebbero permesso l’assunzione di almeno 15 operatori a supporto delle diverse sedi territoriali, con un impatto notevole sulle famiglie che si rivolgono alla fondazione. Allo stesso modo, Save the Children ha perso circa 175.000 euro, risorse che avrebbero potuto sostenere per un anno le attività di un Punto Luce, uno dei 26 centri educativi presenti nei quartieri più svantaggiati di tutta Italia per combattere la povertà educativa e offrire opportunità formative a circa 350 minori. Eliminare la soglia di sbarramento, garantirebbe la distribuzione completa delle risorse raccolte. Ciò darebbe pienamente seguito alla volontà dei cittadini e di garantire un sostegno adeguato agli enti che operano quotidianamente a favore della collettività. Per comprendere l’impatto del 5 per mille, basta fare una panoramica dei destinatari. E troviamo asociazioni e enti che si dedicano all’assistenza, all’educazione, alla sanità e all’ambiente, naturalmente tutte iscritte al Runts, il registro unico nazionale del terzo settore o rientranti nell’anagrafe delle onlus.

I contribuenti italiani hanno scelto di destinare fondi significativi anche agli enti operativi nel campo dei progetti di medicina e biotecnologia. Sono 106 i soggetti attivi nella ricerca sanitaria che hanno beneficiato oltre 83 milioni di euro, mentre quelli attivi nella ricerca scientifica (446) hanno percepito quasi 70 milioni. Anche i Comuni compaiono, sebbene in quota molto ridotta rispetto alle altre realtà, tra gli enti premiati dal 5 per mille. Quesro evidenzia la volontà dei cittadini di finanziare servizi per gli anziani, progetti educativi, o sostegno alle famiglie in difficoltà. Sono stati oltre 15 milioni di euro destinati ai 7.909 Comuni italiani presenti nel rapporto divulgato dall’Agenzia delle Entrate.

di Mary Liguori

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui