scuoladi Ortensia Ferrara
 
ROMA – Rosa Sigillò, nota a tutti come Rosy, è un’insegnante della scuola primaria. Per essere precisi, è un’insegnante precaria. E, per essere ancora più precisi, è un’insegnante in sciopero della fame proprio in quanto precaria. Dal 7 settembre, insieme a due colleghe, Rosy ha scelto di smettere di mangiare fin quando non riuscirà ad incontrare il Ministro Maria Chiara Carrozza e a spiegarle le durissime condizioni di lavoro in cui versano gli insegnanti precari, che oggi rischiano di essere scavalcati da chi ha frequentato il TFA (tirocinio formativo attivo) ordinario.
ROSY – «Lavoriamo da sempre in condizioni pietose, con orari assurdi, sostituendo i colleghi assenti e tappando i buchi in una scuola che funziona sempre meno. Facciamo l’impossibile, e lo facciamo per amore del nostro lavoro» spiega Rosy, che, giovanissima, proprio per via della sua passione per l’insegnamento si è trasferita nel Veneto partendo dal piccolo paesino della provincia calabra in cui è nata e ha vissuto fino ai 22 anni. «Da dieci anni, faccio la spola tra Vicenza e la provincia, a seconda di dove mi chiamano. Anche oggi avrei dovuto iniziare una supplenza, ma ho rinunciato perché sono stanca di come vengo trattata, insieme a tanti miei colleghi. E perché oggi volevo essere qui». Insieme ad un centinaio di insegnanti giunti da tutta Italia, Rosy è oggi davanti al Ministero dell’Istruzione per essere ricevuta dal ministro. Molti non si conoscevano di persona fino ad oggi, ma sono in contatto tramite il gruppo facebook ‘Docenti che aspettano il PAS’; tutti vogliono conoscere Rosy e incoraggiarla, raccontando la sua battaglia ai carabinieri che stazionano davanti all’ingresso del Ministero, abbracciandola e offrendole bottigliette di acqua. Lei è gentile con tutti, rispiega mille volte le richieste che si vogliono portare al ministro, sempre sorridente ma con lo sguardo determinato. Una battaglia, la sua, culminata adesso con questa azione dimostrativa, ma iniziata diversi anni fa: con Ellenica Angela Ferraro Veltri e Ida Gasparetti, le colleghe come lei in sciopero della fame, è coordinatrice nazionale del MIDA (Movimento Insegnanti Da Abilitare), nato nel 2007 proprio con l’obiettivo di sostenere gli insegnanti precari.
SUICIDI – Il movimento raccoglie intorno a sé circa 4000 iscritti, persone in difficoltà, che chiedono soltanto di lavorare dignitosamente e, quando questo non accade, ricorrono a volte a gesti estremi: «Lo scorso anno si è suicidato Carmine, un collega insegnante precario; quest’anno un’altra collega si è data fuoco davanti al Ministero. Persone disperate perché in forte difficoltà sul lavoro. Eppure lavoriamo con un contratto regolare, abbiamo diritto ad essere tutelati». La molla è scattata dopo le recenti dichiarazioni del ministro Carrozza riguardo una possibile riapertura delle graduatorie per coloro che hanno frequentato il TFA ordinario, che darebbe loro la possibilità di lavorare, bloccando invece migliaia di docenti non abilitati per più due anni. «Noi, per essere regolarizzati, stiamo aspettando il PAS (percorso abilitante speciale), che avrebbe dovuto partire contestualmente al TFA ordinario – spiega Rosy – riaprire le graduatorie in questo momento sarebbe illegittimo, oltre che una grossa ingiustizia, e significherebbe disoccupazione per quasi 35mila precari. Non vogliamo scatenare una guerra tra poveri, ma è quanto si sta innescando con questo meccanismo becero, che, non dimentichiamolo, ricadrebbe oltretutto sugli alunni, che ad anno scolastico iniziato si ritroverebbero a cambiare due o più figure nell’arco di pochi mesi se non addirittura a metà anno».
E IL MINISTRO? – Il sit in davanti al Ministero dell’Istruzione è affollato, ma il ministro non c’è. A ricevere il gruppo di insegnanti sono alcuni funzionari che riporteranno a Maria Chiara Carrozza le voci di questa protesta e le consegneranno un documento di nove punti con le loro richieste: dall’abolizione di qualsiasi misura che discrimini i percorsi abilitanti TFA e PAS all’equiparazione tra laureati in Scienze della formazione e i diplomati magistrali abilitati tramite PAS, fino ad un punto molto significativo, che chiede rispetto del servizio che i docenti precari prestano al fine del buon funzionamento della scuola pubblica: «Vogliamo essere trattati con rispetto e con dignità, siamo stanchi: o ci mandano a casa o ci utilizzano regolarmente. Comunque, il nostro sciopero della fame non si interromperà finchè il ministro non ci riceverà personalmente».
 

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