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CASERTA. Vestiti, borse, cappelli, ma anche gadget e tovaglie: tutto rigorosamente made in Castel Volturno. Il marchio è nato nella sartoria sociale la “casa di Alice”, realizzata grazie all’impegno dell’associazione Jerry Essan Masslo e la cooperativa sociale “altri orizzonti”, in un villino confiscato a Pupetta Maresca. Ampi viali in mezzo al “nulla”, tra palazzi disabitati e villette di vacanze in località Baia Verde, ma in una di queste abitazioni l’Occidente si fonde con l’Oriente e  le stoffe pregiate e coloratissime dell’Africa danno vita a dei modelli unici.
«A Castel Volturno – ha spiegato Anna Cecere, presidente della cooperativa “Altri orizzonti” e volontaria della Jerry Essan Masslo – l’affluenza di stranieri è vissuta come un problema, la città è conosciuta a causa di eventi di cronaca nera come un luogo di droga e prostituzione. Noi – ha aggiunto – vogliamo, invece, dimostrare che l’Africa e i suoi ragazzi sono una risorsa e possono dare vita ad un brand unico».
Un desiderio di riscatto per il territorio, dunque, ma anche la volontà di aiutare tante donne con vite difficili alle spalle ad avere un ruolo diverso nella società. Due di queste donne lavorano per “La casa di Alice” sono: Bose Atta, ghanese e Patt Kawi, nigeriana, a cui Anna Cecere, ex sarta si è prestata ad insegnare il mestiere.
Nella sartoria sociale si lavora tutti i giorni e il marchio made in Castel Volturno è pronto alle ultime due sfilate dell’anno, il 10 novembre a Curti e il 16  a Napoli, al festival del cinema dei diritti umani.

 di Emiliana Avellino

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