palazzo san giacomodi Nico Falco 

NAPOLI – Il conto alla rovescia è iniziato. Ancora sei giorni e l’assistenza domiciliare a Napoli potrebbe essere soltanto un ricordo. Nelle ultime ore tutto finisce nel calderone: cooperative, botta e risposta col Comune, banche e certificazioni, persino fondi Pac e patto di stabilità. E, alle spalle, ovviamente gli oltre duemila assistiti che rischiano di trovarsi da un giorno all’altro privati delle cure che permetto loro di vivere una vita relativamente normale.
Stamattina si è tenuto un incontro tra cooperative, banche e Comune. L’Amministrazione, fanno sapere i dipendenti delle varie cooperative che si occupano dell’assistenza domiciliare, ha riproposto le garanzie che poteva dare ed ha annunciato misure volte a convincere le banche. Dall’altro lato, però, il muro: bene le garanzie e bene l’impegno, ma senza certificazioni non si va avanti. Non si concede credito alle cooperative, che quindi non potranno pagare i dipendenti e non bloccheranno i licenziamenti.
I vari gruppi consiliari del Comune di Napoli, stando sempre alle dichiarazioni dei portavoce dei dipendenti delle cooperative, sono concordi sul fatto che la situazione vada sbloccata, e che sine pecunia non si possa andare oltre questa fase di stallo e il baratro ormai imminente. Da qui, l’idea: una delibera che riconosca il diritto all’assistenza ai disabili come costituzionalmente tutelato, quindi motivo perché il Comune sfori il patto di stabilità. Le documentazioni dovrebbero essere portate all’attenzione del Consiglio Comunale nei primi giorni della prossima settimana.
Una boccata d’aria sarebbe potuta arrivare dai fondi Pac, con la tranche di denaro sonante dedicata proprio all’assistenza domiciliare del 2014. Ma, perché a quanto pare c’è un altro “ma”, il Comune di Napoli non potrà mettere le mani sul gruzzolo: tra i requisiti per accedervi, spiega un portavoce degli Osa, c’è che il servizio deve essere affidato in un unico appalto a Comune ed Asl, e deve prevedere la selezione dell’utenza tramite unità di valutazione multidisciplinare. Sull’appalto, fumata nera: l’Amministrazione e l’ente sanitario gestiscono separatamente. Sull’unità di valutazione, invece, c’è ben poco da dire: non esiste. E’ un servizio che sarebbe dovuto essere istituito già anni fa, ma i vari assessori che si sono occupati dell’assistenza hanno sempre rinviato la sua creazione. Una eredità delle precedenti Amministrazioni, che oggi, a pochi giorni dal 31 ottobre, quando il servizio potrebbe definitivamente cessare, appare come lo specchio di un welfare che definire sgangherato potrebbe apparire un eufemismo.

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