NAPOLI. «Sai bene che oggi il mondo ha bisogno di personebuone che con coraggio compiono azioni buone». Comincia così la lettera controvideopoker e “macchinette mangiasoldi” che circa 200 tra centri scommesse, bar e ristoranti di tutta Napoli e provincia, da Afragola a Torre del Greco, hanno ricevuto in questi giorni da un mittente anonimo. Una dozzina di righe firmate“da qualcuno che prova a fare qualcosa di buono” per invitare, con toni duri maanche parole accorate, a eliminare dagli esercizi commerciali che li hanno installati i terminali (leciti o meno leciti) sinonimo di distruzione e rovinanegli anni per tante famiglie, non solo partenopee.
L’APPELLO. Difensore dei deboli, ex giocatore pentito, anima pia o paladino degli scommettitoriincalliti, l’autore della singolare campagna epistolare realizzata a tappeto, sa che vestire i panni dell’anonimato in terre abituate a messaggi nonfirmati di per sé incute timore e talvolta persino rispetto. Così, sgombrando il campo da dubbi, nel suo messaggio parla di buone azioni e scrive: «Ecconeuna che puoi fare tu, togliere dal tuo bar le macchinette che tu stesso sai chefanno male e AMMALARE! Forse guadagnerai meno soldi ma non contribuirai arovinare la vita di esseri umani!». La ricompensa? «Guadagnerai più soldi inmodo diverso, perché ricorda che il bene ripaga sempre!». Parole che fanno breccia. Basta andare in giro per locali, al centro e in provincia,per averne la dimostrazione. «L’ho già vista questa lettera, l’horitirata proprio io dal postino» dice una barista. «Aveva un francobollo chericordo, con una Madonna, e all’inizio con il titolare abbiamo pensato fossearrivata dalla moglie di qualche cliente». Il giorno dopo, tuttavia, l’effettostraniante delle parole era finito. «Bella lettera» conferma un giovane sedutoalla cassa di un altro locale, che spiega così la reticenza a rimuovere gliapparecchi: «Non sono un obbligo e se fossero proibite saremmo i primi aeliminarle, ma è tutto regolato dall’Aams (Amministrazione autonoma deimonopoli di Stato, nda),per di più cisono i Gratta e vinci e lo Stato fa persino pubblicità al Superenalotto, dovedicono pure ‘gioca il giusto’».
LE REAZIONI. Videopoker e similia, su cui gli esercenti guadagnano in percentuale, rappresentano unarendita sostanziosa di incassi a fine giornata. «Sonouna decina ogni giorno i clienti fissi» racconta un dipendente. Rinunciarvi,per i locali, sembra un’utopia. E alla domanda su quanti giocatori passino a ritirareuna vincita a fine giornata, la risposta feroce è solo una grossa risata. «I giocatori devono vincere la loro battaglia con la mente e noi non possiamofarci niente», conclude un barman, mentre qualcun altro sembra affogare neldubbio. «Però ha ragione», esclama una signora e il paladino delle vittime deivideopoker sembra puntare a questi ultimi sussulti di coscienza: «La parte cattiva di te ti dirà di tenerle, quella buona invece ti dirà di levarle. Ascolta labuona!». Con un post scriptum per gli tutti altri: «Se nel tuo bar non haimacchinette sii fiero (e non farti venire in mente di acquistarne)».
 

di Alessandro Sansivero

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