di Emiliana Avellino
NAPOLI –  Si è conclusa, questa mattina, alla camera di commercio di Napoli, la due giorni dedicata al microcredito come strumento per lo sviluppo del lavoro e dell’economica nel Mezzogiorno. Organizzato dall’ente nazionale del microcredito, nell’ambito della realizzazione del progetto di monitoraggio e valutazione delle iniziative finanziate dal Ministero del lavoro, il seminario è stato un’occasione di dialogo e di confronto tra i diversi attori protagonisti del microcredito. Vari gli interventi da quello degli enti promotori, le associazioni e le fondazioni a quello di alcuni beneficiari e delle istituzioni pubbliche.

«Microcredito – ha spiegato il coordinatore del progetto, Andrea Palomba – significa poter dare a soggetti non bancabili, che normalmente non avrebbero credito in banca, un certo ammontare di fondi. Venticinque mila euro di start up, attraverso il quale i beneficiari possono cominciare a costruirsi una microimpresa. Il fondo di garanzia – ha aggiunto – che la regione Campania, così come altre, ha istituito, garantisce la banca e si assume il ruolo di debitore del soggetto prendendosi anche in carico interessi passivi del prestito».
A testimoniare la propria esperienza, con esempi concreti del funzionamento del microcredito alcuni neo microimprenditori. Tra cui il signor Nicola Coppola, che nel 2010 viene licenziato. «Un giorno al Tg3 – ha raccontato – ho sentito di questo microcredito chiesa mi sono informato, ho compilato il prestampato con l’idea che avevo da anni, ma non avevo la possibilità di realizzare. Ora ho una paninoteca ambulante, sono stato prima a Siena e ora sono tornato a Napoli. Non è facile – ha concluso – ma rispetto a quando non avevo un lavoro, ora va bene».
 

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