di Emiliana Avellino
NAPOLI. A via Raffaele De Cesare, una traversa del palazzo Santa Lucia: tra le vecchie case signorili, di una delle zone più belle di Napoli, spicca l’insegna colorata della «Bottega dei sapori e dei saperi della legalità». Inaugurata dall’associazione Libera, nel 2007, il punto vendita espone vari prodotti frutto dell’impegno e della passione dei ragazzi della cooperative, che ogni giorno lavorano le terre che appartenevano alle mafie. «Per noi – ha spiegato il referente campano di Libera, Geppino Fiorenza – è fondamentale la lotta sui beni confiscati. In Italia i terreni strappati allo strapotere mafioso e affidati a cooperative giovanili, sono tanti. L’eccellenze della Campania – ha aggiunto – sono i paccheri  de le Terre di Don Peppe Diana e la mozzarella, recente prodotto della cooperativa». Il consorzio porta il nome del parroco di Casal di Principe, che ha lottato contro i camorristi fino al giorno in cui è stato assassinato nella sua chiesa.
Non solo prodotti campani, tra gli scaffali della bottega partenopea si possono trovare anche l’olio extravergine e i vasetti di peperoncino, provenienti dai terreni sequestrati in Calabria ai Mammoliti e Piromalli, il vino Centopassi, prodotto nel corleonese, i pomodorini secchi, le friselline e i tarallini dei terreni della Sacra Corona Unita. Nel punto vendita, dunque, produzioni agricole, con quel gusto in più di giustizia e libertà, ma non solo. Basta l’arrivo di un gruppo di studenti a trasformare la bottega in un’aula, in cui poter parlare e confrontarsi su vari temi: dalle vittime innocenti di mafia al riscatto dato dal riutilizzo degli ex beni dei criminali. «Sono venute oltre 50 scuole – ha sottolineato Fiorenza – ma non con un’idea di turismo sociale,  sono tutti ragazzi che hanno già letto, studiato e approfondito e vengono qui a toccare con mano».

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