ROMA.  Il dato si riferisce al 2012 e significa che 1 persona su 8, nel mondo, è sottonutrita. Di queste, 852 milioni vivono nei Paesi in via di sviluppo, rappresentando il 15% della loro popolazione complessiva, mentre 16 milioni vivono nei Paesi sviluppati. Ma nel periodo che va dal 1990 al 2010 il numero complessivo di persone che soffrono la fame è diminuito di 132 milioni. Questi i numeri più  importanti contenuti nel nuovo Rapporto sulla Fame nel mondo dell’Onu, elaborato da Fao, Wfp e Ifad. I dati sono stati presentati, nella sede della Fao, alla presenza del direttore generale dell’organizzazione, Josè Graziano Da Silva, dal capo del dipartimento Strategia dello sviluppo dell’Ifad, Carlos Serè e da Valerie Guarnieri in rappresentanza del Programma Alimentare Mondiale (Wfp). La fotografia scattata dalle tre organizzazioni parla chiaro: nonostante gli affamati nel mondo siano diminuiti, dal 18,6% sul totale della popolazione del 1990 al 12,5% del 2012, ancora oggi troppe persone soffrono la fame, con oltre 100 milioni di bambini sotto i cinque anni ancora sottopeso o gravemente sottopeso. Ogni anno, inoltre, la malnutrizione infantile uccide 2,5 milioni di bambini.
IL RAPPORTO. Si legge, «la crisi economica nel periodo 2007-2012 non ha determinato un aumento della malnutrizione in modo marcato, anche perché  in molti Paesi in via di sviluppo la crisi non ha causato un rallentamento dell’economia». Tuttavia i numeri sono ancora drammatici. In Asia sono 563 milioni i cittadini che soffrono la fame (venti anni fa erano 739 milioni), in America Latina 49 milioni (contro i 65 milioni del 1990) e in Africa 239 (contro i 175 di venti anni fa). Anche nei Paesi ricchi il numero degli affamati è cresciuto da 13 milioni del 1990 ai 16 milioni di oggi.«In Africa subsahariana- ha spiegato, in particolare, Da Silva- stiamo perdendo la nostra battaglia: il numero di chi soffre la fame è aumentato fino a 239 milioni. Un’altra area a rischio è il vicino oriente e l’Africa del nord, questa volta a causa dei conflitti». Migliori, ha aggiunto Da Silva, sono i numeri dell’America latina, «che ha avuto beneficio dalla forte crescita economica e agricola della parte sud, e quelli dell’area Asia-Pacifico dove si registra una riduzione delle persone che soffrono la fame in termini assoluti abbastanza consistente. Raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio è ancora possibile- ha concluso il Dg della Fao- il primo step è il dimezzamento di chi soffre la fame. Ma la sfida lanciata e’ quella della fame zero. Lavoreremo alacremente per raggiungere questo obiettivo».
LE POSSIBILI SOLUZIONI. Il Rapporto, infine, indica che la via maestra per sconfiggere il fenomeno è la generale crescita economica a partire dal settore agricolo. In particolare per mano dei piccoli agricoltori. Serè ha ricordato come «il modello da perseguire sia quello inclusivo, a partire dai piccoli agricoltori. L’approccio deve andare verso la sostenibilità. Ma affinchè questo avvenga dobbiamo mettere in campo incentivi». Guarnieri, infine, ha detto come i «due elementi su cui puntare siano la protezione sociale a difesa dei più vulnerabili da shock di instabilità dei  prezzi e l’attenzione verso il dato nutrizionale sin da prima infanzia».

di Sofia Curcio

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