Mountain gorilla, RwandaROMA. Dopo il consumo di carne di gorilla (bushmeat), il traffico di cuccioli, la diffusione del virus dell’Ebola (che ha ucciso centinaia di individui di questa specie), la deforestazione, oggi un nuovo pericolo sta per aggredire i gorilla: il petrolio.

LA MINACCIA. Se i progetti delle grandi industrie petrolifere proseguiranno il destino del Parco Nazionale del Virunga, e dei meravigliosi gorilla dagli occhi nocciola e dai geni così vicini ai nostri sarà segnato, di nuovo e per sempre.
Negli ultimi dieci anni la popolazione dei gorilla di montagna è diminuita del 75% a causa dei bracconieri a caccia della loro carne (bushmeat), del commercio illegale di prodotti derivati e della deforestazione, che ogni anno distrugge nel bacino del Congo ben 700.000 ettari di foresta. Oggi sopravvivono solo in due aree tra il Parco Nazionale del Bwindi e il Parco Nazionale del Virunga, dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, ma secondo le Nazioni Unite al tasso attuale di bracconaggio e perdita di habitat, la maggior parte delle popolazioni di gorilla potrebbe sparire entro 10 anni.
E ora si aggiunge la minaccia delle grandi industrie del petrolio che hanno già acquistato concessioni per l’esplorazione petrolifera in circa l’85% del Parco del Virunga. Un vero dramma ambientale per l’intero ecosistema locale, per i suoi abitanti e le tante comunità locali, già provati da guerre, povertà e conflitti, che rischiano così di perdere (per sempre) una delle proprie risorse naturali più importanti.

di Mirko Dioneo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui