papa-benedetto-XVI-MILANO. « Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa.  Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». Con queste parole Papa Benedetto XVI  ha annunciato, questa mattina, la volontà di lasciare il pontificato dal prossimo 28 febbraio. La notizia,  resa nota dal Santo Padre durante un suo discorso in latino al Vaticano, ha suscitato molti commenti: « Le dimissioni del Papa dimostrano la sua grandezza e sono una lezione, soprattutto per i politici». È quanto affermato da don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, e don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità di Milano.
UN FORTE GESTO. «Con il suo gesto il Santo Padre dimostra realismo, coraggio e lungimiranza- spiega don Roberto Davanzo-. Questo perché il governo della chiesa richiede una prestanza fisica non indifferente, vista la mole di problemi da affrontare ogni giorno. E dà l’esempio. In una società a volte gerontocratica- conclude- il passo indietro di Benedetto XVI, costituisce una lezione per gli altri leader, in particolare per la politica. Il bene delle collettività a volte può richiedere di farsi da parte. Questo è il nuovo messaggio che ci lascia». « Sicuramente un gesto shockante e inaspettato- commenta, invece, don Virginio Colmegna- dimostra la grande maturità spirituale e teologica di un papa che ama la Chiesa e riconosce nel suo ruolo il senso di un servizio. A questa scelta il Papa è arrivato con una decisone personale e profonda- conclude Colmegna-  presa nell’affidamento al Signore e in questo vedo un grande annuncio per noi, che siamo chiamati a vivere la fragilità e la normalità della vita con gli occhi di Cristo». Nella storia della Chiesa si contano cinque Pontefici che hanno abdicato o per scelta propria o perché costretti: Clemente I, papa Ponziano, Benedetto IX, Celestino V e Gregorio XII. L’ultimo fu Gregorio XII nel lontano 1415.
DALLE ACLI. A commentare la volontà del papa, il presidente delle Acli, Gianni Bottalico, che evidenzia come questo gesto sia segno di un forte amore per la Chiesa: «la scelta del Santo Padre Benedetto XVI di rimettere il suo mandato di successore di Pietro – afferma – cade a cinquant’anni dall’apertura di quel Concilio cui egli partecipò appassionatamente e nel pieno dell’Anno della Fede: va, quindi, letto come manifestazione di onestà intellettuale e di un amore per la Chiesa. Di questo fulgido esempio tutti i credenti debbono essergli grati. Il suo gesto, di portata storica per la Chiesa Cattolica – continua Bottalico – trova un radicamento nello spirito del Concilio Vaticano II, che ha riformato le modalità di esercizio della potestà nella Chiesa riconducendole alla logica apostolica del servizio, che è condizionato non dalla volontà di potere personale ma dalla consapevolezza di poter rendere tale servizio nel pieno delle forze fisiche e morali. Questo spirito del Concilio – conclude il presidente delle Acli –  ha guidato Sua Santità Benedetto XVI fino all’ultimo atto del suo pontificato».

di Sabrina Rufolo

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