PALERMO – Danneggia l’ecosistema marina e minaccia la sopravvivenza della pesca poiche’ le specie neonate catturate non diventeranno mai adulte, impoverendo ancora di piu’ i fondali. Tuttavia, il governo regioanle siciliano ha autorizzato la pesca del novellame nei mari siciliani, “avallando quindi la distruzione delle già scarse risorse ittiche, con un discutibile provvedimento adottato in evidente violazione della normativa europea” sottolinea Legambiente. “Si tratta di un vero condono per la pesca illegale – ha dichiarato Sebastiano Venneri, responsabile nazionale Mare di Legambiente –, che va a totale vantaggio di chi è uso a depredare i nostri mari e a totale discapito delle marinerie corrette e seriamente impegnate a valorizzare la risorsa mare. Una decisione che opponendosi completamente alla riforma della politica comune della pesca appena approvata dal Parlamento europeo, allontana sempre più la Sicilia dall’Europa”. Quando si parla di novellame si tratta di pesci neonati di tutte le specie ittiche , anche quelle pregiate come Mormore, Triglie, Fagiani, Tracine, Pettini. “Con le lime dei piombi delle sciabiche, vengono arati i fondali, distruggendo tutte le forme di vita presenti e rendendo impossibile l’uso di altri sistemi ben più selettivi e sostenibili. Al danno all’ambiente costiero marino, si deve aggiungere il danno allo stesso settore della pesca, dato che questo tipo di pesca, così come lo strascico, contribuisce in maniera determinante al depauperamento delle risorse ittiche” spiegano gli attivisti. “Da un Governo che doveva compiere una “rivoluzione” nel senso della legalita’ e del rispetto delle risorse naturali, ci si aspettava qualcosa di molto diverso – ha dichiarato il presidente del Circolo Legambiente Nebrodi Enzo Bontempo – per un provvedimento del genere sarebbe bastato invece un normalissimo Governo del passato. L’apertura della pesca alla neonata suona infatti come un provvedimento ispirato dalla logica delle mance elettorali, volto a raccattare il voto degli operatori più spregiudicati, che mirano a realizzare profitti immediati a danno di tutti i lavoratori del mare che si sono battuti negli anni contro questo tipo di pesca distruttiva per il mare ed offensiva per la sensibilità dei cittadini”.
di Mirella D’Ambrosio

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