BOLOGNA – E’ stata presentata una nuova modalità di cura dei beni comuni fondata sul modello dell’amministrazione condivisa: strade, piazze, giardini, spazi comuni diventano oggetto di cura dei cittadini, sostenuti dall’amministrazione e informati sul sito www.cittabenicomuni.it attivo da oggi, 17 ottobre. Nella  Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio, il Comune di Bologna, Labsus, Centro Antartide e Fondazione del Monte si sono riuniti per presentare  le attività del progetto comune. Il sindaco di bologna , Virginio Merola ha affermato che l’obiettivo è quello di rendere Bologna “una realtà esemplare, che possa rappresentare, dal punto di vista normativo ed operativo, un progetto pilota da raccontare ed esportare in altre città. Questo obiettivo è stato raggiunto agendo su due principali ambiti: da un lato un lavoro sul funzionamento dell’amministrazione comunale per rendere procedure e regolamenti orientati alle possibilità dei cittadini di attivarsi per la cura dei beni comuni; dall’altro la sperimentazione operativa di forme di gestione civica di spazi pubblici su tre aree della città, selezionate attraverso il pieno coinvolgimento dei quartieri”. Tre le esperienze già avviate in alcune zone della città, vi sono il Parco della Zucca, nel quartiere Navile, dove si sperimenta la cura degli arredi, del verde e del giardino. Via Santo Stefano, via Fondazza e Piazza Carducci, dove si lavora alla cura dei portici, delle piccole aree verdi e alla sensibilizzazione dei residenti, e Piazza Spadolini e giardini Bentivogli e Vittime di Marcinelle (Quartiere San Donato): dove si sperimenta una forma di gestione civica di un immobile comunale (l’ex ufficio anagrafe) e delle aree che lo circondano. “I beni comuni sono indispensabili per vivere una vita degna di essere vissuta” sottolinea Gregorio Arena,  presidente di Labsus Sono beni sia materiali (acqua, aria, paesaggio, spazi urbani, ambiente, territorio, beni culturali, biblioteche, musei), sia immateriali (legalità, salute, conoscenza, lingua, memoria collettiva e altri simili). Non sono pubblici (nel senso di beni dello Stato), né privati. Sono però di tutti e quindi tutti possono goderne”. Tutto ciò è animato dallo spirito dell’art. 118 ultimo comma della Costituzione, che prescrive ai soggetti pubblici di “favorire le autonome iniziative dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. “Sono tanti i cittadini di Bologna che, come nella sua storica tradizione civica, si spendono per la cura dei beni comuni: esperienze di chi si identifica e si impegna a favore della comunità e dei suoi luoghi, di chi si prende cura delle risorse di tutti, degli spazi, della bellezza” ricorda Giampiero Mucciaccio, direttore del Centro Antartide. “La Fondazione del Monte – sottolinea il presidente Marco Cammelli – segue da anni in partnership con altri enti, e in particolare con l’amministrazione comunale di Bologna, una pluralità di progetti  (Bella Fuori, Bologna città civile e bella, canale Navile, e altri) lungo la direttrice di recupero e valorizzazione degli spazi pubblici attuata con procedure partecipative particolarmente ampie”. 

di Marcello Magri

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