TORINO – C’è un delibera che è stata votata in Regione il 2 agosto scorso che dal 1° ottobre farà crescere in Piemonte la retta per i malati di Alzheimer che frequentano i centri diurne delle strutture di ricovero e assistenza. Infatti viene diminuito il rimborso a carico della Regione e quindi aumentala la quota che pesa sulle spalle dei malati. In sostanza, la quota pagata dalle famiglie passa dal 30 al 40% del totale, cioè anziché 450 euro (una somma che già metteva in difficoltà numerosi pazienti) bisognerà sborsare 800 euro per i centri diurni, per non parlare della retta per accedere ai Nuclei Alzheimer Temporanei che supererà i 2000 euro. L’unica salvezza per molti ammalati viene dal mondo dell’associazionismo, ovvero da Ama Onlus che sottolinea anche il problema delle cure. “La delibera regionale annulla anche la continuità delle cure: fino ad ora in ospedale un ammalato veniva trattenuto per sessanta giorni prima di essere destinato a una struttura adatta, ora, invece, il periodo di cura scende  a soli 30 giorni” fanno sapere dall’associazione. “Ci rendiamo conto che la coperta sanitaria è corta, ma non si può equiparare un malato di Alzheimer agli altri malati, per quanto gravi o non autosufficienti siano: invece di essere aiutate queste persone vengono sempre più penalizzate” afferma il presidente di Ama Guido Mantovani. La notizia sta preoccupando seriamente molte famiglie, alle quali non resterà che tenere a casa gli ammalati, finché potranno, e poi si rivolgeranno agli ospedali, intasando i pronto soccorsi e poi i reparti ormai già al collasso.

di Marcello Magri  

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