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LAMPEDUSA – Recuperati dal mare i corpi di altri 74 migranti. Salgono così a 195 le vittime accertate nel naufragio di Lampedusa. Le ricerche dei cadaveri intrappolati nel relitto del barcone carico di eritrei e somali affondato davanti all’Isola dei Conigli sono riprese domenica mattina. Verso le 13 sono arrivate le prime motovedette con i corpi. Ad attenderle sul molo, il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge e il sindaco Nicolini, che per l’occasione hanno annullato la conferenza stampa che era stata prevista in precedenza. Il ministro ha affrontato il tema caldo della riforma della Bossi Fini: «Ora metteremo sul tavolo di lavoro – ha aggiunto la ministra – strumenti per rivedere le norme sull’immigrazione e il reato di clandestinità. Spero che questa strage ci possa far riflettere sulla nostra posizione, sulle nostre frontiere, il nostro mare e soprattutto chiedere che questo dramma non deve essere affrontato da soli ma insieme all’Europa».

IL RECUPERO DEL BARCONE – I sommozzatori sono stati coadiuvati nelle ricerche in mare da robot che in acqua hanno fatto rilievi sull’assetto della barca. Inoltre si sta valutando se la struttura del barcone di legno possa reggere la risalita in superficie.L’imbarcazione dovrebbe essere sollevato e riportato in superficie da palloni gonfi d’aria. La barca, infatti, è colata a picco in posizione di navigazione. A terra sono stati messi in posizione due tir frigoriferi vuoti che serviranno per conservare i corpi che il mare sta restituendo. «Questi camion sono necessari perché prima di mettere i corpi nelle bare vanno compiuti i rilievi della polizia scientifica e occorre quindi conservare le salme, già in fase di decomposizione, in un ambiente refrigerato», spiega il sindaco Giusi Nicolini. Il primo cittadino conferma anche la strategia scelta per il recupero del relitto: «Se tutto andrà bene, già oggi il barcone sarà portato in superficie con il suo carico di morte».
IL GIORNO DEL LUTTO – Sabato era stato il giorno del lutto. Le bare dei 111 migranti scomparsi giovedì tra le onde al largo di Lampedusa sono state allineate nell’hangar dell’aeroporto per una cerimonia di commemorazione a cui ha preso parte il presidente della Camera Laura Boldrini e molti dei superstiti al naufragio. Nel frattempo è divampata la polemica. Da un lato sui soccorsi, che per alcuni testimoni, sono stati ritardati da burocrazia e dall’eccessiva cautela della Capitaneria di Porto. Dall’altro per le indagini, condotte dalla Procura di Agrigento. È infatti stato confermato che saranno presto iscritti sul registro degli indagati i 152 immigrati sopravvissuti al naufragio. Un atto dovuto secondo i magistrati, per via della modifica alla legge Bossi-Fini del 2009 che impone certi provvedimenti. Ma non di meno suscita clamore e proteste nel mondo politico di fronte una simile strage. Per il presidente del Senato, Piero Grasso, si tratta di «conseguenze inumane». Secondo il leader di Sel, Nichi Vendola è invece «una vergogna».
LA VISITA DI MARAZZITI – La notte dei profughi l’hanno invece raccontata i tweet di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio. Tra sabato e domenica sull’isola si è abbattuto un forte temporale, la temperatura è scesa sensibilmente. Ma le condizioni sono ulteriormente peggiorate poco prima dell’alba. «Ore 5 e 20. Grande pioggia, fulmini vicini. Mille profughi nel centro di accoglienza: da polvere e caldo al fango. Non si può può», ha scritto Marazziti in tempo reale. Più tardi, quando il nubifragio è ormai iniziato, la situazione è precipitata: «Pioggia torrenziale nella notte. Impossibile ripararsi. Materassi fracidi e persone ammucchiate». Marazziti, sabato è entrato nel centro di accoglienza. Per «parlare con i sopravvissuti eritrei indagati per immigrazione clandestina. Vergogna! Cambiamo la legge subito», ha scritto sempre su Twitter. E così ha descritto le condizioni in cui sono costretti a «sopravvivere» le mille persone, uomini, donne e bambini: «materassi di gommapiuma nuda nel sudore e nella polvere e’ una vergogna. Perché?». Estr. Corriere della Sera

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