Le esperienze degli ultimi anni ci hanno insegnato a guardare con scetticismo alle promesse dell’economia. Di fronte a crisi epocali e all’aggravarsi delle diseguaglianze strutturali, la fiducia nella “mano invisibile” del mercato è ormai venuta del tutto meno. Abbiamo imparato a caro prezzo che l’individualismo non è in grado di produrre il bene comune e che l’utilitarismo non può essere l’unico fondamento del benessere sociale.  

Nel clima di smarrimento generale può essere utile guardare al passato. È quanto hanno fatto alcuni studiosi italiani, come Zamagni, Bruni e Becchetti che hanno riportato alla luce il pensiero profetico di Antonio Genovesi, ecclettico illuminista capace di proporre una chiave di lettura delle dinamiche economiche alternativa rispetto a quella del filone mainstream di matrice anglosassone. Alcuni anni prima che Adam Smith pubblicasse il suo capolavoro sulla ricchezza delle nazioni, testo fondativo della scienza economica moderna, l’abate Genovesi diffondeva a Napoli le sue lezioni di “economia civile” proponendo una prospettiva completamente diversa dove la ricerca della felicità pubblica prevaleva su quella dell’interesse individuale e il valore della reciprocità sulle sfide della concorrenza.

Questo approccio che si potrebbe definire di “umanesimo economico”, dopo anni di oblio, è tornato di drammatica attualità di fronte ai danni sociali e ambientali prodotti dalla globalizzazione, fino al punto di diventare un nuovo paradigma in grado di intercettare molte delle tendenze economiche emergenti come quelle dello sviluppo sostenibile, della corporate social responsability, della finanza etica o dell’economia circolare.

Anche il Consiglio Regionale della Campania ha saputo cogliere l’importanza del cambiamento in corso, avviando le attività dell’Osservatorio per lo studio, la ricerca e la promozione dell’Economia Civile, la prima iniziativa istituzionale in questo campo. In questa regione, che ha dato i natali ad Antonio Genovesi, abbiamo l’opportunità di dar vita a un laboratorio innovativo sull’economia civile che potrebbe diventare un riferimento a livello nazionale e internazionale, favorendo l’affermazione di nuovi modelli di produzione e di consumo. È un’occasione preziosa che potrà raggiungere il successo solo con il contributo di tutti gli attori del territorio, a partire dai protagonisti del Terzo Settore che in questo campo hanno molto da insegnare.

di Giulio Maggiore*

* Presidente dell’Osservatorio per lo studio, la ricerca e la promozione dell’Economia Civile della Regione Campania

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