Le trasformazioni in atto nel contesto socio-economico, l’emergenza sanitaria e la crisi energetica hanno ampliato la frattura sociale ed evidenziato maggiormente le disuguaglianze nel nostro Paese. Cosa, secondo te, ha contributo ad aumentare il divario socio-economico nelle varie regioni?

L’Italia sta attraversando mesi decisivi, dai quali scaturiranno scelte che dovranno determinare il futuro nostro e delle prossime generazioni. Due anni e mezzo di pandemia, aggravati dalla sciagurata aggressione russa al popolo ucraino, ci consegnano un Paese bisognoso di indirizzi chiari. Pertanto da un lato serve imprimere una spinta decisiva al ripensamento ed al rafforzamento dell’Unione europea, dall’altro superare tutti quei divari che la pandemia, la crisi economica e la guerra hanno accresciuto in modo così marcato da far parlare di un caso “Disuguitalia”.  Ma il nostro Paese si salverà se non si metteranno gli uni contro gli altri lavoratori e pensionati, italiani e migranti, Nord e Sud. Dobbiamo puntare su politiche concrete di parità e pari opportunità di genere. In questo contesto le politiche delle amministrazioni locali ed in particolare le politiche di bilancio, incidono in modo determinante sulle condizioni e la qualità della vita. Purtroppo, oggi queste sono pesantemente condizionate dal dogma economicistico della “non sostenibilità della spesa sociale”, abbracciato acriticamente dai governi centrali ed a causa del quale da alcune decine d’anni soprattutto il welfare sconta un “vizio d’origine” che, in ordine alla determinazione dei relativi fondi, lo fa considerare voce di spesa e non un investimento che produca sia ricchezza economica, sia coesione e sviluppo sociale. Il grido di aiuto di famiglie, di associazioni di categoria, ma anche dei coordinatori di ambito sociale, non può e non deve restare inascoltato, eppure ad oggi, nessun dibattito vero e concreto si è mai aperto sulla discussione di una riforma sostanziale del welfare nazionale e regionale. In Regione Campania, tranne qualche singola realtà non si è mai avviato un dibattito vero sul processo di rimodulazione degli ambiti sociali.

Quali sono le maggiori criticità e quali, invece, le opportunità nei nostri territori su cui bisogna lavorare per garantire la pianificazione di azioni sistemiche corrispondenti ai reali bisogni delle comunità?  

Dobbiamo puntare decisamente alla crescita ed allo sviluppo, alla modernizzazione ed al lavoro del nostro Mezzogiorno. Il nostro obiettivo deve essere quello di un grande patto sociale per unire il nostro paese. Il Recovery Plan può e deve diventare davvero una opportunità straordinaria per ridurre gli squilibri storici ed avviare una vera fase di sviluppo per il Mezzogiorno. Per fare ciò è indispensabile fissare e condividere, insieme, i nuovi investimenti, gli obiettivi da raggiungere e soprattutto verificare l’attuazione della programmazione, i tempi, le ricadute economiche, sociali ed occupazionali, garantendo trasparenza, legalità e sicurezza dei lavoratori.

Come segretario CISL Napoli sei da anni impegnata in diversi progetti di inclusione a tutela delle fragilità. Quali sono gli impegni nella sua agenda e quali le prospettive per garantire un welfare sostenibile nelle nostre comunità?

Oltre ad essere la segretaria della Cisl di Napoli sono la portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Campania, faccio parte della cabina di regia per la promozione e la valutazione delle politiche di welfare in Campania e componente del comitato scientifico dell’osservatorio di economia civile in Campania. Esperienze che hanno rafforzato in me la convinzione della necessità di istituire reti di protezione sociale e politica sui territori. In particolare, l’obiettivo deve essere quello di costruire una rete articolata e specializzata che ci permetta di condividere un quadro globale del fabbisogno dei servizi sui territori al fine di conoscerne le sacche di criticità. Dobbiamo impegnarci a realizzare un sistema di welfare integrativo accessibile, responsabile e sostenibile, capace di generare risposte alle sfide sociali legate ai temi del lavoro e della conciliazione. Dobbiamo non solo potenziare le politiche pubbliche con un sistema di Welfare integrativo idoneo a dare risposte alle esigenze delle persone in ogni fase della propria vita ma anche promuovere un welfare partecipativo in cui moltiplicare l’offerta dei servizi.

I percorsi partecipati non sono sempre fluidi o semplici da attuare. Vista la tua lunga ed esemplare esperienza in funzioni di coordinamento di tavoli multi stakeholder, qual è la tua ricetta per l’efficacia nei percorsi di amministrazione condivisa? 

Serve dialogo sociale, cooperazione responsabile, partecipazione verso obiettivi comuni. Questo è il momento di mettere in campo un Patto sociale che unisca governo nazionale e istituzioni locali, sindacato e imprese, il terzo  settore, il mondo del volontariato,  in un percorso capace di sostenere crescita e innovazione, investimenti e coesione a cominciare dal Pnrr, elevare tutele e redditi di lavoratori, pensionati e famiglie, qualificare e far ripartire il lavoro, rilanciare e redistribuire la produttività, condurre a nuove relazioni sociali e a un nuovo modello di sviluppo sostenibile e più partecipativo.

di Giovanna De Rosa 

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