una-notte-ho-sognato-che-parlavi_copertina_2D_in_caroselloROMA- “Una notte ho sognato che parlavi”è il titolo del nuovo libro di Gianluca Nicoletti, edito da Mondadori, che descrive lo straordinario rapporto tra un padre e suo figlio affetto dalla sindrome autistica.
«Spregiudicato e spudorato, un po’ come mio figlio Tommy»: così l’autore descrive il proprio libro attraverso il quale vuole raccontare le giornate, i momenti, i drammi grandi e piccoli di una famiglia che da 15 anni deve adeguare i propri ritmi e le proprie scelte ai bisogni di un figlio “speciale”. Nicoletti descrive con lucida sincerità le difficoltà e la responsabilità che comporta la crescita di Tommy, ormai adolescente e spesso aggressivo e incontrollabile. Racconta le sfumature e i netti contrasti tra i propri sentimenti: da un lato l’amore sconfinato per il figlio e il desiderio di dedicare a lui buona parte del proprio tempo, dall’altro la stanchezza e l’insofferenza per quella sorta di «prigionia» che vive. Un padre che decide di non fuggire ma, al contrario, resta vicino al proprio figlio, tanto vicino da diventare compagni d’avventura : per poter accudire Tommy e contemporaneamente lavorare, senza doverlo sorvegliare, Nicoletti ha realizzato un appartamento-studio, a pochi metri dalla propria casa, dotandolo di tutte le misure di sicurezza necessarie a garantire l’incolumità e la serenità che potrebbe mettersi nei guai ogni momento. Un luogo protetto, in cui la vita va avanti ma, al tempo stesso, si immobilizza: «Non può essere questa la vita quotidiana di un adolescente bellissimo ed esuberante come lui! Chi non comunica deve essere messo sotto tortura vivendo come un galeotto in libertà vigilata?».
INSETTOPIA- Da questa riflessione, affrontata negli ultimi capitoli del libro, nasce il progetto «Insettopia», la città per i ragazzi speciali: un luogo pensato per chi, come Tommy, non si trova a perfetto agio tra gli umani. Le nostre città, afferma l’autore, non offrono nulla a questi ragazzi speciali, mancano strutture e servizi adeguati ai loro bisogni e alle loro capacità, mentre a ogni angolo si annidano pericoli e fonti di disagio. L’idea di uno spazio progettato su misura di questi ragazzi è condivisa e alimentata da un gruppo di amici e colleghi riuniti nell’associazione «Sguardi laterali» e sta iniziando a muovere i primi passi: un primo spazio è stato individuato, all’interno del Bioparco di Roma, per realizzare una struttura che faccia da centro diurno, luogo di formazione ed elaborazione di buone prassi. «Il comune e il Bioparco sono entrambi favorevoli e ho quindi buone speranze che il progetto si realizzerà, se riusciremo a trovare gli sponsor e quindi le risorse economiche necessarie».
di Mirella Soprano

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