foto16-250x187NAPOLI. “Mancano risorse, il paese è fermo. La crisi è di visione e di progetto. La risposta? Che il volontariato torni a fare politica”. Ma non solo. Il volontariato risponde all’incapacità dell’Italia di reggersi sulle proprie gambe e comincia a pensare anche al mondo del lavoro. La critica, unita a una provocazione di prospettiva, parte da Napoli. A parlare è Edoardo Patriarca, presidente del Centro nazionale per il volontariato. Il contesto è il convegno ‘Napoli Citt’Attiva. Percorsi e idee di cittadinanza’. “Chi siamo? Cosa stiamo facendo? Come persona impegnata e come padre non riesco a comunicare un’idea di questo paese” prosegue Patriarca.
La prima sfida? “Nella politica non la vedo” risponde il presidente Cnv. “Ma posso trovarla nel volontariato e in tutto il mondo del terzo settore. Insieme occorre tornare a ‘far politica’ recuperando il codice contenuto nel nostro dna. Non dobbiamo essere spaventati da questa prospettiva. Dobbiamo avere la capacità di stare sui problemi e dobbiamo prende posizioni, anche se ritenute scomode. Se le cose non vanno, occorre intervenire per cambiarle. Sia ben chiaro, non si tratta di assumere un approccio ideologico. Perché fare politica significa costruire le città”.
Da qui l’importanza di investire sui temi del lavoro, sui percorsi di innovazione sociale, sulle alleanze e le relazioni da costruire anche con soggetti privati. “Il welfare che vorremmo va ancora costruito. Il sud? E’ il soggetto che indicherà la nuova strada da percorrere. Noi ci siamo”, chiude Patriarca. L’obiettivo è quindi la costruzione di un progetto comune e condiviso.
Il tema del lavoro torna nelle parole del presidente Auser Enzo Costa, che critica il modello di società “diseguale e egoistica”. “Perché non siamo capaci di dividerci il lavoro?”, si domanda Costa. “La società che perde i valori entra in crisi e fa arrestare il sistema. Insomma, il ciclo di sviluppo si sta esaurendo. In questo contesto, la centralità spetta a istruzione e lavoro. Sforniamo laureati e li mandiamo nei call center. Siamo una società che prende soldi pubblici e non li finalizza a niente, né alla persona né al bene collettivo. Dobbiamo ripartire dal territorio e dalla persona”.
Per Franco Bagnarol, presidente Movi, il “cambiamento è già in corso”. Nel dir questo, Bagnarol individua alcuni punti “utili a mettere a fuoco ciò che sta cambiando”: parla del volontariato di assistenza, del concetto di prossimità e del welfare di cittadinanza (“molti sono inchiodati nelle convenzioni”, dice); del volontariato che dovrebbe amministrare i beni comuni insieme alle istituzioni; dello sviluppo del concetto di solidarietà e dei nuovi stili di vita; del bisogno di sostenere la cultura del lavoro al servizio della comunità e le reti. “Forse ci fa schifo pensare che il volontariato produca lavoro?”, chiude con una battuta Bagnarol.
L’ultima ‘visione’ la regala Giuseppe De Stefano, presidente di Csv Napoli. Parla dell’umanesimo“che nasce dai nostri vicoli”. Quelli della città. “Una palestra di cittadinanza attiva di livello europeo. Vorrei poter dire che il messaggio di solidarietà passa proprio dalla ‘luce’ dei vicoli” aggiunge De Stefano.
‘Napoli Citt’Attiva. Percorsi e idee di cittadinanza’ è stato promosso da CNV e MoVi in collaborazione con il Csv Napoli e il patrocinio di Regione Campania, Comune di Napoli e Forum del terzo settore Campania.

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