procollo_aceroBOLOGNA. Quarantacinque persone all’ anno, saranno ospitate in comunità e case d’ accoglienza per il reinserimento sociale invece di scontare la pene nelle carceri. Mentre altre novanta persone saranno inserite nel mondo del lavoro, lasciando difficili storie alle loro spalle. A stabilirlo, il protocollo “acero” realizzato dall’assessore regionale alle politiche sociali Teresa Marzocchi, dal Provveditore dell’amministrazione penitenziaria per l’Emilia-Romagna (Prap) Pietro Buffa e dal Presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna Francesco Maisto.
NUOVE VITE. «Il progetto – commenta Teresa Marzocchi – è per detenuti comuni che non avrebbero altra possibilità di detenzione alternativa se non in una comunità, perché non dispongono di casa o famiglia. A loro, vogliamo offrire un’occasione di reinserimento sociale attraverso lo strumento fondamentale della formazione e del lavoro. In Emilia-Romagna esistono già iniziative per la detenzione alternativa di persone con problemi di tossicodipendenza e psichiatrici. Ora – conclude – completiamo questo percorso reso possibile dalla preziosa collaborazione con le Istituzioni dell’Amministrazione penitenziaria, le Associazioni del terzo settore, gli Enti locali»
IL PROGETTO. “Acero” è un termine coniato dalla fusione di due parole, “accoglienza” e “lavoro”. L ‘iniziativa, finanziata dalla Cassa delle Ammende (ente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) e dalla Regione (Assessorati alle politiche sociali e al lavoro), ha durata biennale. Sono due le fasi previste: accoglienza in strutture individuate sul territorio dell’Emilia-Romagna e percorsi di inclusione lavorativa. I detenuti, in esecuzione penale esterna, potranno essere accolte in tre diverse realtà (L’Ovile a Reggio Emilia, la Casa Madre del Perdono a Rimini e Viale K a Ferrara) per sei mesi, rinnovabili. La copertura delle rette giornaliere ha un costo biennale di 911mila euro circa, ed è interamente coperta dalla Cassa delle Ammende.

di Sabrina Rufolo

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