welfareBARI – Parte dal capoluogo pugliese la petizione per la ex Legge 285/97. Lanciata dalla cooperativa sociale Progetto Città circa una settimana fa, registra già circa 1000 firme. Indirizzata alla presidenza del consiglio dei ministri, recita:«sosteniamo a gran voce le politiche dell’infanzia e dell’adolescenza; impediamo la decurtazione ed il possibile azzeramento dei fondi della ex-Legge 285 del 1997». È stata diffusa in due modalità: on-line, sul sito www.change.org, e con la griglia firme. Sono state coinvolte tutte le organizzazioni e gli operatori di Bari e tramite l’Anpe (Associazione Nazionale Pedagogisti), la petizione si sta diffondendo anche nelle altre regioni.
POCHI FONDI – Negli ultimi tre anni i finanziamenti sono diminuiti del 30%. Si è partiti da un plafond di 45 milioni di euro, per arrivare a 39 milioni di euro, con una previsione di riduzione che porterebbe appena 28 milioni 688 mila euro da distribuire su tutto il territorio nazionale, con un taglio di risorse pari al 27% in un solo anno. «Questo significa annullare la possibilità di mettere in atto una serie di azioni non solo di welfare emergenziale – spiega Gina De palma, educatrice professionale – ma anche legate al benessere che vogliamo offrire ai bambini e alle loro famiglie». La 285 lavora sui territori metropolitani. Quindici sono le città riservatarie. Bari, Taranto e Brindisi per la Puglia. Dal centro nazionale di documentazione e analisi per infanzia e adolescenza su dati Istat, si evincono informazioni relative al 2009. Per il capoluogo pugliese i progetti esaminati in quell’anno sono stati 30.
I CASI –  La maggior parte della progettazione nella città di Bari si orienta nell’ambito degli interventi promossi dall’articolo 4 della legge 285/97 e i progetti attivi nel 2009 erano volti a realizzare interventi di sostegno alle situazioni di disagio familiare riconosciuto e alla prevenzione. Il decreto di riparto per quell’anno aveva previsto uno stanziamento per la città del fondo 285 ammontante a 1.899.818 euro. Invece, su Taranto nel corso dello stesso anno, risultano attivi 2 progetti finanziati con il fondo 285, rivolti in modo integrato a famiglia e minori. La quota parte assegnata alla città ammontava a 1.477.743 euro. Per Brindisi la gestione del fondo 285 si inseriva nella più ampia gestione del fondo 328/00 e i progetti realizzati in città nel 2009, rivolti a infanzia e adolescenza, sono stati ben 7: quattro si inserivano nell’area delle responsabilità familiari, due nell’area della promozione; uno dello sviluppo di servizi alternativi al nido. Si tratta di progetti di lungo periodo attivi fin dal 1999. Il decreto di riparto per quell’anno aveva previsto uno stanziamento per Brindisi del fondo 285 ammontante a 943.949 euro.
I RISCHI – La riduzione del Fia (Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza) comporterebbe lo smantellamento di tutti questi servizi capisaldi del welfare italiano, costruito in quindici anni, con un notevole impatto negativo sulla qualità della vita di diverse migliaia di cittadini defraudati di una rete di servizi di accoglienza, ascolto, cura, protezione, integrazione socio-culturale. «Nei nostri centri di ascolto per le famiglie – continua Depalma – stanno aumentando anche gli anziani. In uno dei quartieri baresi, Carrassi, quasi la metà dell’utenza totale è in media tra i sessanta e gli ottant’anni, a volte soli o con i coniugi, solitamente pensionati, che si sentono fuori dal contesto. A loro offriamo una serie di consulenze, progetti e laboratori legati alla motricità, all’arte. Questa fascia e i bambini sono le popolazioni più a rischio se verranno decurtati i fondi». Oltre 10 milioni di euro in meno significherebbero un duro colpo alla possibilità di mettere in campo politiche di prevenzione in favore dei minori. A Bari si passerebbe dagli oltre 1,7 milioni di euro del 2013 a circa 1,2 del 2014 in un momento di per se già complicato per le casse degli enti locali.

di Mariangela Pollonio

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