DSCN8750di Silvia Aurino
 
SIENA – Da quando, negli anni ’90, la vecchia stazione è stata dismessa, a Colle Val d’Elsa ci si arriva solo con l’autobus. I mezzi di linea che collegano il piccolo comune con Siena, suo capoluogo di provincia, sono spesso affollati. Basta uno solo di questi viaggi, uno sguardo attento a chi lo compie abitualmente, per capire cosa sia oggi questa cittadina. Pur essendo arroccata nella sua parte più antica su di un’alta collina, Colle è uno dei tanti simboli di una Toscana aperta alla realtà dei nostri giorni. Una realtà dalle mille sfaccettature. Linguistiche, etniche, culturali. Ma anche religiose. Non stupisce, perciò, che proprio qui sia stata realizzata una moschea. La quinta in Italia come edificio ex novo, ma la prima a livello nazionale in cui la programmazione degli eventi, fatta eccezione per la pratica di culto, sia cogestita da autorità civili e religiose.
LA MOSCHEA – Inaugurata lo scorso 25 ottobre, la moschea è il frutto di un lungo e difficile percorso che ha visto coinvolte sia l’Amministrazione comunale che l’Associazione Comunità Islamica di Colle Val d’Elsa. La vicenda inizia nel 2001, quando la comunità islamica locale rivolge al comune la richiesta di un terreno su cui costruire un nuovo centro culturale. La presenza di musulmani sul territorio provinciale si è fatta più importante e gli spazi fino a quel momento utilizzati nel centro storico di Colle non sono più sufficienti. La richiesta è legittima, dal momento che la Costituzione italiana riconosce il diritto di professare e praticare liberamente ogni religione, sia in forma individuale che associata. Eppure arriva all’indomani dell’ormai storico 11 settembre, in un clima di paura e diffidenza. Non sono mancati, perciò, i tentativi di bloccare la costruzione del centro culturale islamico, perno attorno al quale è ruotato anche il dibattito politico di Colle negli ultimi dieci anni.
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IL PROTOCOLLO D’INTESA – Ma la vera novità della vicenda sta nel protocollo d’intesa tra comunità islamica e amministrazione comunale, firmato ufficialmente dal sindaco di Colle Val d’Elsa Paolo Brogioni e dall’Imam locale Feras Jabareen il 20 dicembre 2004. Un atto unico nel suo genere in Italia, in cui viene ribadito il carattere pubblico delle aree concesse in diritto di superficie alla comunità islamica, le quali «compatibilmente con la pratica religiosa, sono sempre accessibili come punto di riferimento e dialogo tra culture e religioni».
IL COMITATO. Altro punto chiave della convenzione è l’istituzione di un Comitato scientifico paritetico di garanzia, composto da otto membri, di cui quattro nominati dal comune e quattro dall’Associazione Comunità islamica di Colle Val d’Elsa e provincia. «Il termine ‘garanzia’ – ha affermato Serenella Pallecchi, nominata presidente e coordinatore del comitato – sottintende la volontà di tutelare entrambe le parti. Il comitato, avvalendosi di professionalità competenti, organizzerà eventi, attività e seminari non per forza legati a tematiche islamiche. Il nostro obiettivo è far entrare tutti i cittadini nel centro culturale islamico, con la speranza che presto non sia più percepito come corpo estraneo alla comunità». Dello stesso parere è anche Akeel Almarai, docente di lingua e letteratura araba presso l’Università per Stranieri di Siena e membro del comitato. «Sarebbe bene che gli italiani si abituassero a vedere altre realtà rispetto a quella cristiana. Qui in Italia se si vede una persona afro-discendente, oppure una di nome Mohammed, subito si conclude che non sia italiana. Bisogna lavorare su questa identificazione sbagliata tra non cattolico e non italiano».
LA COMUNITÁ ISLAMICA. Una traguardo importante, dunque, per il quale ha espresso soddisfazione Izzedin Elzir, Imam di Firenze e Presidente UCOII (Unione Comunità Islamiche d’Italia). «Il nostro obiettivo – queste le sue parole – è dimostrare che non abbiamo nulla da nascondere. Siamo italiani come tutti gli altri, ma di fede islamica. La nostra comunità, per lo più costituita da giovani, vuole uscire da luoghi piccoli e inadatti per aprirsi a luoghi pubblici e più dignitosi. Avere una moschea vera e propria, aperta a tutti, non può che portare maggiore sicurezza». Tuttavia l’Imam di Firenze non risparmia l’accenno polemico nei confronti di un quadro normativo che sembra ignorare la realtà, in costante crescita, della presenza islamica in Italia. «La nostra Costituzione prevede la possibilità di stipulare intese per quelle confessioni a cui sia riconosciuta la personalità giuridica. Noi non abbiamo neppure questo. La conseguenza è che dipendiamo dal gusto e dall’intelligenza dei singoli amministratori locali». Nel caso di Colle Val d’Elsa, la convinzione che il centro possa favorire l’integrazione fra popoli e culture diverse ha prevalso sul resto. Eppure tutti, amministrazione compresa, sanno che la vera sfida inizia adesso.

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