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In difesa degli animali, l’iniziativa contro l’uso delle pellicce

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MILANO. Nasce dal web, “Sei un po’ animale?”, l’ultima iniziativa contro l’uso di pelo animale nella moda e negli indumenti invernali. La mobilitazione di Lush e Animal Amnesty fa parte della campagna “meno pilu per tutti”, lanciata con un flash mob a Milano lo scorso novembre. Da oggi fino al 28 febbraio sarà possibile, attraverso Facebook, Twitter (con l’hashtag #animalperson) e la posta elettronica, inviare foto di persone travestite e truccate da animale; le migliori saranno pubblicate sulla pagina “meno pilu per tutti”.  «L’intento dell’iniziativa – spiega Denise Cumella, Country Manager di Lush Italia – è quello di sensibilizzare le persone, attraverso i social media, su quanto sia inutile e ingiustificabile la sofferenza degli animali, ai quali ci sentiamo, da sempre, molto vicini. In Lush ogni giorno combattiamo per gli animali, li consideriamo nostri compagni di viaggio e crediamo che meritino di essere trattati con rispetto e dignità».
LA CAMPAGNA. “Sei un po’ animale?”  prevede anche una raccolta firme per una petizione contro la produzione e la commercializzazione di pellicce in Italia. I promotori dell’iniziativa invitano coloro che hanno pellicce, colli, colletti e inserti di vero pelo animale, a lasciarli presso le botteghe Lush, fino al 28 febbraio, giorno conclusivo dell’evento, per poter crescere cuccioli di animali rimasti orfani, che hanno bisogno del calore materno ricoverati nei centri specializzati.  Ogni anno, secondo le associazioni promotrici, più di un miliardo di visoni, volpi, procioni, conigli, cincillà, foche e altri animali vengono uccisi per il loro pelo, non solo delle pellicce, ma anche quello contenuto nel collo, nel cappuccio o nei polsini dei cappotti,  anche se prima vista sembra finto la maggior parte è vera. Gli animali che vengono catturati, strappati alle loro famiglie e al loro habitat, trascorrono ciò che resta della loro vita, prima di essere uccisi in modo barbarico per non rovinare il pelo, in gabbie microscopiche.

di Norma Gaetani

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