NAPOLI – Luca «Zulù» Persico si confessa a Redattoresociale.it. Di interviste, dopo la rinascita musicale, ne ha rilasciate tante. Stavolta però scende nel dettaglio del girone infernale e del lento cammino a riveder le stelle, favorito in particolare da Stefano Vecchio, dirigente Asl, nome ben noto a Napoli per la grande esperienza nel campo della riduzione del danno e del recupero dalla tossicodipendenza. Non solo: il magazine online parla anche di «un figlio in arrivo», un baby Posse dalla compagna sposata tre anni fa. «Ho ucciso lo Zulù che stava nella testa di molti e ho ridato voce a quello che avevo creato all’inizio e che si è lasciato plasmare da necessità non sue, quella di un gruppo di avere un leader e quella del mercato di vendere dischi – dice nell’intervista a Redattoresociale.it – Oggi c’è uno Zulù antieroe che non è in contrasto con Luca…oggi ho la consapevolezza di svegliarmi con delle cose da fare e anche quando non c’ho niente da fare e me ne sto nel letto, c’ho da vivere».
ALL’ASL- Racconta dell’assunzione di cocaina: «Ho iniziato a pipparla, poi a spararmela, poi l’ho alternata con l’eroina e poi le ho prese insieme: pensavo di essere Dio, ma mi sono ritrovato in ospedale, intubato». Dopo lo spavento, passano 5 anni e passa al crack. «Mi dava un mix di stimoli dell’eroina e della cocaina, ma la prima volta che l’ho capita, c’ero già dentro». Un tunnel dal quale sembrava ancora più difficile uscire. Perciò cerca aiuto. Incontra Stefano Vecchio, direttore del dipartimento dipendenze dell’Asl di Napoli. «Quando gli ho detto “Stefano, non mi voglio drogare più” mi ha risposto, “lasciamo perdere i grandi obiettivi e cerchiamone uno facilmente raggiungibile”. E mi ha insegnato a dedicare alcune ore del giorno alla droga e in altre a pensare al momento in cui mi sarei drogato…Sono andato avanti così per 2 settimane e ci sono stati anche giorni in cui non mi sono drogato perché non avevo i soldi e non avevo voglia di fare “la tarantella”, cioè di inventarmi qualcosa per procurarmi un pezzo».
«WEEKEND FUORI DALLE RIGHE» – È stato Vecchio a consigliargli di prendere parte al «Time-Out Week-end» organizzati dalla Comunità di recupero La Rupe, a Sasso Marconi in Emilia. «Il concetto di “comunità di recupero” non mi ha mai trovato d’accordo dal punto di vista semiotico – ha detto Zulù a Redattore sociale – ma la benedizione di Vecchio è stata una garanzia di correttezza politica e poi ci sono andato perché quando ho sentito il nome “Week-end fuori dalle righe” ho riso per 20 minuti». Giunto alla stazione vede un’operatrice con la chitarra («Oddio gli scout…») ma si ricrede presto, cantando, si dice, anche il suo inno – Curre curre guagliò – davanti al camino. «Una volta tornato a Napoli mi sono comprato un paio di pezzi, ma mi sono ritrovato a parlare con spacciatori e tossici e a distribuire a tutti i biglietti da visita della Rupe, dicendo loro quanto era stato bello uscire dalla solitudine della droga e ritrovare una dimensione collettiva».

di Redazione online (corrieredelmezzogiorno.it)

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