Bimba-bionda-campo-romROMA – «Ci hanno sempre detto che fossero fandonie. Che le zingare non rapiscono i bambini. Che ce lo inventavamo per attaccare i poveri zingari innocenti. Come, altre baggianate, erano, secondo i buonisti di sempre, le accuse di essere ladri d’appartamento e scippatori. Tiè! Ecco la prova provata» oppure: «Ciò conferma che pure le tribù rom, come loro stesse sostengono, possono dare alla luce bambini biondi con occhi azzurri o verdi, ma ciò non giustifica affatto la gravità del reato di rapimento da parte degli stessi nomadi, come purtroppo troppo spesso accade». Sono solo alcuni dei commenti giornalistici apparsi nei giorni del ritrovamento, in un campo rom in Grecia, di una bimba i cui tratti somatici non convincevano la polizia. A sottolineare la scarsa obiettività della stampa italiana e l’utilizzo di una terminologia poco rispettosa sono due associazioni: Naga e Associazione 21 Luglio, che ora chiedono che la stampa agisca in modo consapevole, vista la grande responsabilità che ha nella creazione di stereotipi e pregiudizi. «Un’informazione corretta deve sempre ricordare, soprattutto a se stessa, che per qualsiasi reato la responsabilità penale è individuale, mai di un “gruppo” o di un’etnia. E non deve dimenticare che, come dimostrato anche da un’importante ricerca dell’Università di Verona, di tutte le notizie di fantomatici rapimenti che vedevano coinvolti cittadini rom tra il 1986 e il 2007, in nessun caso l’esito è stato una condanna per questo reato», dicono gli esponenti delle due associazioni. Naga e 21 Luglio aggiungono: «Proponiamo quindi ai singoli giornalisti, all’Ordine dei giornalisti, alla Federazione Nazionale della Stampa e agli editori di rispettare e applicare le Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma e dare voce ai cittadini rom e sinti, raccogliere le loro parole, interpellarli e ascoltarli come fonti».

di Francesco Gravetti

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