ROMA – Le imprese, motore della società. E almeno per una volta il business e la produttività passano in secondo piano. Perché lo sviluppo nasce anche dall’etica, dalla sostenibilità ambientale degli investimenti e dalla tutela delle categorie deboli. In estrema sintesi: il metro di giudizio diventa l’attenzione che l’azienda rivolge al cittadino e alla comunità che lo circonda. Questi obiettivi sono enunciati nel “Piano d’azione nazionale sulla Responsabilità Sociale d’Impresa 2012-2014”, presentato a Roma presso la sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
FESTA – «La responsabilità sociale d’impresa riguarda la vita di tutti i cittadini», afferma Danilo Giovanni Festa, direttore generale per il Terzo settore presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Di qui l’impegno dei ministeri coinvolti nel progetto (l’altro è il Ministero dello Sviluppo economico), «di lavorare per riservare una serie di incentivi pubblici a quelle aziende virtuose che rispettano l’ambiente, che permettono la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che assumano disabili e che investano sull’anticorruzione». Un sistema simile viene già attuato in ambito regionale, ma evidentemente si può fare di più. «Basti pensare a quello che stanno facendo per l’ambiente, con gli appalti responsabili –aggiunge Festa -. Si sta, dunque, cercando di premiare con un riconoscimento chi opera di più in queste tematiche».
EUROPA – L’Italia è stato uno dei primi Paesi a rispondere all’input dato dalla Commissione europea con un libro verde del 2001. Favorire l’integrazione delle imprese con le associazioni è uno dei propositi di quel programma. «Il volontariato, in particolare – sottolinea Renzo Razzano, vicepresidente del Centro europeo per il volontariato -, è una fonte inestimabile di conoscenza dei problemi e di proposte di soluzione che, in partenariato con le imprese, può davvero creare azioni incisive e sostenibili».
di Gianluca De Martino
