via-severini_romROMA – Chiudere un campo e permettere a rom e sinti di vivere in casa, si può fare: costa anche dieci volte meno di un campo attrezzato, risparmiano i cittadini e ne beneficiano tutti in termini di integrazione. Accade a Messina, dove ad un anno dal lancio del progetto di autocostruzione di abitazioni per i rom promosso dal Comune, sono stati realizzati e quasi ultimati ben 10 appartamenti dove ci abitano complessivamente 70 rom che prima vivevano in un campo fatiscente: costo complessivo dell’operazione? 150 mila euro. Il progetto è stato realizzato per iniziativa del Comune e grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Gli appartamenti, inoltre, resteranno di proprietà del Comune.
ANCHE A PADOVA – Il progetto realizzato a Messina è il primo sull’isola, ma in Italia di esperienze di questo tipo ce ne sono altre. Come quella di Padova, dove sono state costruite alcune abitazioni, sempre in autocostruzione. È il Villaggio della Speranza, seguito dall’Opera nomadi di Padova Onlus e realizzato grazie al finanziamento del Comune di Padova e dell’allora ministero della Solidarietà sociale. In questo caso, sono 12 i nuclei di famiglie sinte che hanno lasciato uno dei due campi di Padova per trasferirsi nelle 12 abitazioni realizzate, anche in questo caso, non lontane dal centro della città. In tutti e due i casi, inoltre, è bastato un solo anno di lavoro dalla posa della prima pietra per vedere il progetto realizzato. Un po’ più lunghe le fasi di progettazione, ma alla fine, spiegano i responsabili dei vari progetti, non ci sono stati intoppi e lungaggini. Quel che balza agli occhi, però, è il costo netto dei due progetti confrontati con le spese che affrontano le amministrazioni comunali per tenere in piedi campi attrezzati. Uno su tutti, l’esempio di Roma, dove secondo l’associazione 21 luglio, da anni impegnata nella difesa dei diritti dei rom, i costi procapite per i rom residenti nei campi voluti dal “Piano nomadi” sono ben più alti. Prendendo in considerazione il nuovo campo della Barbuta, infatti, tra costi di realizzazione (stimati dall’associazione in 10 milioni di euro per accogliere 600 persone) e di mantenimento (circa 450 euro al mese a persona, secondo la 21 luglio), per singolo rom il Comune di Roma arriva a spendere oltre 20mila euro. Per una comunità di 70 persone, come a Messina, si supera quota 1,5 milioni di euro, contro i 150 mila utilizzati in Sicilia. Le case realizzate dagli stessi rom e sinti, inoltre, non hanno un costo annuo. Hanno comportato soltanto una spesa iniziale, nel caso di Messina inferiore di dieci volte a la stima della 21 luglio per la capitale, restano di proprietà del Comune, gli inquilini pagano regolarmente affitto e utenze e soprattutto risiedono all’interno del tessuto sociale da cui troppo spesso sono tagliati fuori.

di Mirko Dioneo

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