Un Forum internazionale sull’economia arrivata alla sua XV Edizione. È quello in programma a Napoli al Reinaissance Hotel Mediterraneo venerdì 6 e sabato 7 ottobre, organizzato dal Consorzio PolieCo e dal titolo “Malati d’Ambiente’’. Tema centrale della kermesse napoletana, quello della transizione ecologica di cui si sente parlare da tempo per contrastare l’inquinamento ambientale ma senza che questa sia davvero stata sino ad ora compiuta appieno.

Il programma All’Hotel Mediterraneo si confronteranno esperti del settore ambientale, medico, dell’impresa, delle istituzioni in una due giorni ai quali potranno partecipare anche i giornalisti per acquisire crediti legati alla formazione continuativa. Il Forum PoliEco è patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Si comincerà venerdì alle 14 con un panel dedicato allo Sviluppo sostenibile tra narrazione e realtà, per fare il punto sul contesto attuale e sugli scenari che si pongono dinanzi a noi. A seguire, un focus su Agricoltura, Ambiente e Salute, in cui si metteranno in relazione gli ecoreati e l’impatto sulla salute e si illustreranno i vantaggi di un’agricoltura sana ed etica. Successivamente è previsto un panel su La Sfida della Plastica in cui si parlerà degli utilizzi virtuosi delle materie plastiche. Alle 9 di sabato il Forum si aprirà con una sessione dedicata ai Traffici nazionali ed internazionali dei rifiuti, in cui si parlerà delle varie Terre dei Fuochi e le nuove mete delle esportazioni. Panel finale su Imprese, tra criticità e opportunità in cui si metteranno in evidenza i problemi del settore del riciclo e in campo proposte per una crescita sostenibile partorite dal mondo della ricerca e dell’innovazione.

Gli interventi di PolieCo – Questa mattina presso la sede dell’Ordine dei Giornalisti della Campania in via Cappella Vecchia, la presentazione del Forum di PolieCo. Claudia Salvestrini, direttore generale del Consorzio Polieco, spiega in premessa perché la scelta è ricaduta su Malati d’Ambiente. «Malati d’ambiente significa anzitutto non smettere di credere in un futuro migliore. Sull’economia circolare si dice tutto ma poi è difficile da mettere in pratica. Economia circolare non significa puntare solo l’eolico e il fotovoltaico ma fare in modo di risparmiare sulle materie prime a partire dal petrolio. Se – spiega il dg Salvestrini – io riesco ad avere un’eccellenza impiantistica, allora il discorso cambia. In Italia gli impianti sono pochi e sottodimensionati per motivi aziendali e non migliorarsi e creare impianti qui è necessario. Ma ci si scontra anche con la burocrazia, che dovrebbe essere facilitata. Se occorrono 7 anni per le autorizzazioni allora diventa un problema». Sullo stesso punto aggiunge la Salvestrini.  «In Italia ci sono soltanto due impianti da 50.000 tonnellate. Abbiamo necessità di costruirne dei nuovi per evitare che ci siano traffici illegali». Il discorso la Salvestrini lo sposta sulle progettualità. «Il Pnrr avrebbe potuto aiutare molto il comparto, ma sui progetti mi sono accorta che ci sono le piattaforme di raccolta dei rifiuti ma noi abbiamo bisogno di impianti di riciclo, che è una cosa diversa. Quando si dice il 97% di riciclato, come pure qualcuno ha fatto, c’è la convinzione che questa percentuale porterebbe all’assenza dei rifiuti dai container e per strada. Ma quel 97% si riferisce al materiale raccolto, non al riciclo. Bisogna fare un distinguo di numeri tra raccolto e riciclo». E a livello locale, a che punto siamo? La Dg di PolieCo risponde così: «Sulla Campania il Consorzio Polieco produce 50000 tonnellate di messo ogni anno nel settore agricolo-edile ma il raccolto? Resta un grande punto interrogativo, molti rifiuti vengono mescolati con quelli urbani e quindi trattati male, poi caricati sui container e questo alimenta le maglie dell’illegalità. In Italia, su un milione di messo a consumo del nostro consorzio, rigenero senza portare a termovalorizzazione 400.000 tonnellate: non è tanto ma gli altri 600.000 vengono mischiati con i rifiuti urbani». Quali sono le rotte dove il traffico illecito di rifiuti è più marcato? «I turchi sono diventati la Cina dell’extra Ue ma vicina all’Ue e la Bulgaria ora è la meta preferita dei traffici illegali. Le rotte sono quelle dell’Italia-Grecia-Turchia e anche Italia-Slovenia-Bulgaria. Nessuno controlla questi camion e si alimenta l’illecito con l’attivismo dei broker» conclude Claudia Salvestrini. Per il presidente Consorzio PolieCo Enrico Bobbio con il forum di venerdì e sabato c’è la possibilità di «collaborare, per fare un passo avanti sul tema ambientale, dove ci sono grandi problemi. Siamo in difficoltà, dovuto principalmente per la nostra ignoranza su questo ambito. Il riciclo ci salvaguarderà nel futuro».

La questione medica e gli allarmi – Parlare di ambiente significa anche approfondire l’aspetto medico e sanitario. Luigi Montano – Uroandrologo ospedaliero Asl Salerno – Coordinatore Progetto EcoFoodFertilitym ricorda: «Io e altri aspetti ci siamo resi protagonisti, per la prima volta in assoluto, di un lavoro sui danni alla salute facendo esami sul liquido seminale e sulle urine, dove abbiamo riscontrato forti presenza di plastiche nei territori più inquinati» come quelli delle varie Terre dei Fuochi d’Italia dove le «sintomatologie sono maggiori. La fertilità – conferma il dottor Montano – è in declino a maggiore inquinamento ambientale. Il biomonitoraggio l’abbiamo fatto su ragazzi giovani, sanissimi, non bevitori, non fumatori, omogenei a diversa pressione ambientale». Proprio nella zona della Terra dei Fuochi, l’aggiunta del Coordinatore Progetto EcoFoodFertilitym, «già anni fa vidi che i ragazzi avevano delle criticità con un eccesso di metalli pesanti e problemi di fertilità nei soggetti a differenza, per esempio, a quelli della Piana del Sele. Nel 2023 la Campania è ancora maglia nera sulle malattie e morti per inquinamento». Poi un dato inequivocabile. «Il declino più importante è quello del numero degli spermatozoi. Siamo passati da 113 milioni di spermatozoi per ml nel 1940 a 47 milioni nel 2011. Si pensava che Africa e Asia non avessero problemi di fertilità e invece ci sono, si sta accelerando il declino» con ripercussioni da qui al 2070 davvero serie sulle nascite. Ma, chiosa il dottore Montano, «non c’è consapevolezza di ciò».

di Antonio Sabbatino

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