Nascerà a Bologna la nuova Università delle Nazioni Unite che si occuperà di studiare il cambiamento climatico, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e big data. Detta anche, non a caso, “La Dotta”, Bologna si riconferma luogo di spiccate sensibilità umanistiche, ambientali e sociali. E’ forse questa è la ragione per cui, nel dicembre 2022, il Consiglio dell’Università delle Nazioni Unite (UNU) ha accolto la proposta della Regione Emilia-Romagna e del Ministero degli Affari Esteri, per costituire un nuovo Istituto della United Nations University dedicato ai Big Data e Intelligenza Artificiale per la Gestione del Cambiamento Climatico dell’Habitat Umano, o più semplicemente IBAHC, candidando così la città a diventare motore di studio e di ricerca mondiale sul cambiamento climatico. L’annuncio ufficiale è stato dato pochi giorni fa: l’Istituto, la cui apertura è prevista entro la fine del 2024, sorgerà all’interno del Tecnopolo di Bologna, avrà come partner istituzionale l’Università di Bologna e opererà nel contesto accademico che comprende tutti gli Atenei con sede in Emilia-Romagna, ovvero l’Università di Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Parma, l’Università Cattolica di Piacenza e il Politecnico di Milano, e potrà contare anche sul sostegno del Centro per la Conservazione del Patrimonio Sostenibile, dell’Università per Stranieri di Perugia e della Rete delle Cattedre Unesco del Mediterraneo.
IBAHC nasce da una duplice esigenza, ovvero anticipare le conseguenze del cambiamento climatico sulle società e sulle comunità umane in tutti i suoi aspetti fisici, socioeconomici, culturali e sanitari, e avvalersi dell’aiuto dell’intelligenza artificiale per la comprensione e la valutazione di complessi problemi globali. Questo consentirà agli scienziati di svolgere attività di ricerca e istruzione nel campo della sostenibilità e dei cambiamenti climatici, basate su enormi quantità di dati complessi, resi accessibili con l’ausilio delle nuove tecnologie, in particolare l’elaborazione ad alte prestazioni (HPC). L’obiettivo finale è fornire consulenza scientifica indipendente e sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile globale, per affrontare le sfide delle transizioni ecologiche e digitali.
Ciò favorirà la comprensione di dinamiche complesse che vanno oltre la già difficile comprensione dei modelli climatici, soprattutto se riferite all’area del Mediterraneo, che costituisce un sistema ambientale unico a livello globale, per le sue caratteristiche geografiche, il suo ambiente naturale, le diverse società e culture che lo popolano.
di Valerio Orfeo