BRUXELLES- Si stima che in Europa sono 500.000 gli orfani bianchi, i bambini rimasti nei paesi di origine dopo che i genitori, spinti dal disagio economico, sono emigrati da Romania, Repubbliche Baltiche e Polonia in altri paesi europei – soprattutto in Italia, Spagna, Francia e Regno Unito – in cerca di lavoro e di una condizione di vita migliore. Questo è quanto emerge da uno studio condotto in 25 Paesi per conto della Commissione Europea “Social impact on Emigration and rural –urban Migration in Central and eastern Europe”, pubblicato lo scorso dicembre e tema al centro della tavola rotonda “Left Behind” organizzata a Bruxelles dalla Fondazione L’Albero della Vita in collaborazione con L’Unione Europea, Alternativa Sociale e EuroChild. Il dibattito – che ha visto la presenza tra gli altri di Roberta Angelilli Vice-Presidente Parlamento Europeo, Ivano Abbruzzi Direttore Ricerca e Progetti Fondazione L’Albero della Vita e Margaret Tuite Dipartimento di Giustizia Commissione Europea – mira a promuovere un impegno maggiore su un fenomeno ancora sottostimato e poco conosciuto sebbene riguardi un alto numero di bambini dell’Unione Europea, sopratutto nei paesi dell’Europa Orientale, e portare all’attenzione delle istituzione europee questa emergenza in una prospettiva di difesa dei diritti dei bambini e delle famiglie transazionali. La partenza dei genitori, in particolar modo delle madri, infatti, incide a diversi livelli sullo sviluppo psicologico e sociologico dei bambini con conseguenze negative che si manifestano nei risultati scolastici, in fenomeni di criminalità giovanile, in comportamenti aggressivi e violenti e abuso di alcol.
“E’ proprio da queste premesse che ha preso vita la necessità di sottoporre all’attenzione delle istituzioni un fenomeno sociale in aumento – sostiene Ivano Abbruzzi Direttore Ricerca e Progetti Fondazione L’Albero della Vita. Affrontare e raccontare un’emergenza silenziosa, aggravata dalla crisi economica, che coinvolge intere generazioni di Paesi culturalmente e geograficamente a noi vicini”.
Tra i genitori romeni che hanno sperimentato questa forma di “separazione” dai loro figli, il 66% ha detto che nel paese di arrivo hanno migliorato le loro condizioni economiche, con effetti positivi anche sui loro figli: gli standard più elevati di vita consentono loro di fornire più beni come abbigliamento, calzature e giocattoli. Tuttavia, per il 31% degli immigrati i miglioramenti del tenore di vita dopo la loro partenza sono quasi assenti. Quando i genitori si muovono, figli nel Paese di origine vivono con i membri della famiglia allargata o gli amici. Si stima che, in Europa, oltre 25 milioni di bambini a causa della crisi economica e dell’aumento del tasso di disoccupazione dei genitori, siano a rischio di povertà ed esclusione sociale. Condizioni che si aggravano a causa della continua contrazione della spesa nel settore sociale e dalle misure di austerità introdotte che poco considerano il loro impatto a lungo termine sulle generazioni future. Sono proprio i bambinia soffrire maggiormente il calo degli standard di vita in Europa. Da molti anni le istituzioni, e in particolare la Commissione europea e il Parlamento, sono in prima linea per sensibilizzare tutti gli attori a livello nazionale e locale, pubblici e privati, nella lotta contro ogni tipo di esclusione. Lo scorso febbraio, la Commissione Europea ha confermato il suo impegno nella lotta alla povertà infantile con la Raccomandazione “Investing in children: breaking the cycle of disvantage” che Fondazione L’albero della Vita ha accolto positivamente ricordando la necessità di approvare misure contro la povertà e le disuguaglianze.
di Walter Medolla