tortura-cover_2829249_307820ROMA – Secondo l’ultimo testo unificato del disegno di legge sull’introduzione del delitto di tortura nel codice penale, presentato il 17 settembre dal relatore Nico D’Ascola (Pdl), in discussione alla Commissione Giustizia del Senato, per esservi tortura vi sarebbe bisogno che vengano commessi “più atti di violenza o di minaccia”. Un solo atto potrebbe dunque consentire di evitare una condanna. Si tratta di una definizione che ha subito suscitato le ire delle associazioni che si occupano dell’argomento. Amnesty International Italia e Antigone considerano la definizione difforme dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. «Se questa definizione fosse introdotta nella legislazione penale, un singolo atto di tortura non sarebbe sufficiente a punire i torturatori», hanno dichiarato le due associazioni.
«Nel caso della proibizione legale della tortura il lavoro del parlamento può e deve essere facilitato dai testi internazionali. La definizione dell’articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984 non richiede sforzi di fantasia da parte del legislatore. E’ necessaria, piuttosto, una seria volontà politica, che purtroppo nell’ultimo quarto di secolo è mancata», hanno sottolineato Amnesty International Italia e Antigone.
«Ci appelliamo alla Commissione Giustizia affinché elabori e approvi una definizione di tortura conforme a quella delle Nazioni Unite» , hanno concluso Amnesty International Italia e Antigone.

di Francesco Gravetti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui