L’estate è (anche) dilatazione del tempo: orizzonti mentali che si allungano, pensieri che inevitabilmente smettono di fare lo scatto del centometrista per adeguarsi al passo cadenzato e lento. L’estate porta sempre con14 sé qualcosa che si ferma. Meglio ancora: si interrompe. La scuola, il lavoro. Un bene per molti, un problema per tanti altri. Per esempio, per chi soffre di disagio psichico, che può vedere nella fine delle abitudini una difficoltà di adattamento, un cambio di contesto che non aiuta. Spiega Armando Cozzuto, presidente ordine degli psicologi della Campania: «Nel periodo estivo di solito succede che ci sia più spazio per attività ludiche e familiari, per le vacanze.
Ma tante volte, per chi vive il disagio psichico, il lavoro può fungere da distrattore, per cui chi trova beneficio nel lavoro, che magari mi consente di uscire di casa ed evitare conflittualità relazionali e familiari, in estate va in difficoltà, comincia ad avere difficoltà nel sonno, irascibilità. Poi c’è chi magari non può permettersi le vacanze e deve gestire la solitudine mentre tutti partono». Cozzuto, comunque, ci tiene a specificare che generalizzare, in psicologia, è sempre sbagliato: «La vacanza può portare giovamento ma c’è chi trova difficoltà se non ha qualcosa di tangibile in cui impegnarsi. Il quadro complessivo va tenuto presente al di là delle fragilità». Insomma, non per tutti la calda stagione è il periodo migliore, quello tanto atteso dalla stragrande maggioranza delle persone. Per questa minoranza, già alle prese con uno stigma complicato da superare, c’è poi spesso anche una diminuzione degli aiuti, difatti gli Enti Locali istituzionalmente deputati alla cura e ai processi riabilitativi pur garantendo l’apertura, comunque vanno incontro ad un rallentamento. Dice Elena Primicile Carafa, educatrice dell’associazione di promozione sociale Nakote, attiva nel campo della salute mentale: «I servizi per le persone con il disagio psichico nel periodo estivo spesso entrano in difficoltà. Negli anni precedenti si svolgevano molte più attività, essendo questo un periodo delicato, dove sono concentrati maggiormente casi di suicidio, come ad esempio soggiorni estivi, piccola balneazione e gite fuori porta dove si accoglievano queste persone, anche grazie al CSV e al Progetto “Comunità Solidali ”ora la situazione è peggiorata, soprattutto perché a livello nazionale è diminuito il budget di salute messo a disposizione».
Fortunatamente, ci sono delle eccezioni, figlie della collaborazione tra il volontariato e le istituzioni: «Nell’area flegrea e nei territori di competenza dei distretti dell’area Ovest di Napoli (Pianura, Soccavo, Fuorigrotta, Bagnoli) siamo riusciti a garantire un soggiorno estivo di 5 giorni ad Agropoli nel mese di giugno, grazie all’associazione Asfodelo. In più il lido dell’Aeronautica garantisce attraverso una apposita richiesta certificata, diversi posti agli Enti e alle associazioni che si occupano di disabilità. La nostra associazione, inoltre, offre passeggiate naturalistiche e laboratori presso la Riserva Statale Oasi WWF Cratere degli Astroni, avvalorate ulteriormente dal comune di Napoli attraverso il Progetto Affabulazione che porta il teatro e la musica nelle periferie della città con il coinvolgimento degli abitanti compresi quelli fragili. La situazione comunque resta difficile e allora vale la pena ricordare che in Campania è sempre in piedi il servizio dello psicologo di base: due per ogni distretto sanitario, che possono garantire un ciclo di 8 colloqui. Nella nostra Regione per potenziare la rete dell’assistenza psicologica è stato effettuato un investimento complessivo di 40 milioni di euro, una parte dei quali dedicati al protocollo per le famiglie con minori dai tre ai 18 anni. Sono stati, inoltre, banditi i concorsi. Il problema, tuttavia, è che gli psicologi che lavorano in modo strutturale nel servizio sanitario nazionale e regionale della Campania sono ancora pochi. Spiega ancora Cozzuto: «Quando mi sono insediato, nel 2020, ho chiesto, tra le altre cose, una Commissione sanità e abbiamo messo su un questionario per andare a reperire i dati. Nel 2020 ci aggiravamo tra i 270 e i 280 colleghi in tutta la Campania. In alcune Asl c’era uno psicologo che copriva un’utenza di 50-60000 cittadini. Ora la situazione è migliorata, ma soltanto il 5% degli iscritti trova lavoro nelle aziende sanitarie locali e quelle ospedaliere: un dato ancora molto basso. Siamo 10000 in Campania, oltre 140.000 in tutt’Italia ed è un numero che dovrebbe crescere, anche se bisogna ammettere che qualcosa sta cambiando». Le carenze, comunque, restano. Dal suo osservatorio privilegiato, cioè dal punto di vista di chi vive questa problematica sul campo, Elena Primicile Carafa ammonisce: «C’è un gran bisogno di percorsi di autonomizzazione, di co-housing, di gruppi appartamento: il servizio pubblico, preso dalle continue emergenze, che sono aumentate notevolmente dopo la pandemia, non riesce a garantire tutto ciò e tanti progetti spesso annaspano».
di Francesco Gravetti