ROMA – Gli immigrati regolari in Italia superano, anche se di pochissimo, la soglia dei 5 milioni: il Dossier Caritas/Migrantes alla fine del 2011 ne stima 5.011.000. L’anno precedente erano 4.968.000, l’aumento netto è quindi del tutto esiguo rispetto alla stima dello scorso anno: circa 43 mila persone. E alla fine del 2009 erano 4.919.000.
Quasi 263 mila i permessi di soggiorno non rinnovati. Sono stati circa 262.688 i permessi di soggiorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, non sono risultati rinnovati alla fine del 2011, con la conseguenza di un rimpatrio non voluto o dello scivolamento nell’irregolarità. Nel precedente Dossier il dato era molto più alto: 684.413. Sono invece 231.750 i visti rilasciati dal ministero degli Affari Esteri nel 2011 per inserimento stabile. La ripartizione della stima totale per aree continentali vede prevalere l’Europa, tra comunitari (27,4 per cento) e non comunitari (23,4 per cento), seguita dall’Africa (22,1 per cento), dall’Asia (18,8 per cento) e dall’America (8,3 per cento).
Per quanto riguarda il continente africano, alla fine del 2011 i marocchini risultano essere la prima collettività, con 506.369 soggiornanti (i più numerosi anche tra tutti i non comunitari). Dal 2002 il numero è in continuo aumento, anche se negli ultimi anni la crescita è sempre più contenuta. Gli studenti di origine straniera iscritti all’anno scolastico 2011-2012 sono oltre 755.939. Gli stranieri iscritti nelle università italiane nel 2011/2012 sono 65.437: i più numerosi sono gli albanesi, aumentano cinesi e romeni.
Nei primi mesi 6 dell’anno il totale dei migranti arrivati sulle coste italiane è di 4.455, il 14 per cento sono ragazzi soli.
Cittadinanza, acquisizioni in calo. Nel 2011 hanno acquisito la cittadinanza italiana 56.001 persone, numero in calo rispetto al 2010: 66 mila.
IL LAVORO. Aumentano i lavoratori: sono 2,5 milioni. Nel 2011, mentre gli occupati nati in Italia sono diminuiti di 75 mila unità, gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170 mila. Attualmente gli occupati stranieri sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell’occupazione totale. Gli immigrati sono concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro e, ad esempio, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40 per cento, la quota sale all’83 per cento tra gli immigrati comunitari e al 90 per cento tra quelli non comunitari.
Crescono gli imprenditori. Nel 2011 gli imprenditori sono aumentati di 21 mila unità arrivando a 249.464. Per la metà sono artigiani. I paesi di provenienza: Marocco, Romania, Cina e Albania.  Le rimesse tornano a salire: oltre 7 miliardi. Le rimesse partite dall’Italia erano leggermente diminuite per la prima volta nel 2010 (6,6 miliardi di euro, -2,6 per cento) ma sono tornate a crescere nel 2011 (7,4 miliardi di euro, +12,5 per cento), precisamente 7.394.400. Positivo il bilancio costi/benefici per la spesa pubblica. Secondo il Dossier, gli immigrati attualmente contribuiscono positivamente in termini di spesa pubblica, assicurando un beneficio netto stimato pari a 1,7 miliardi di euro.
In Italia oltre 14 milioni nel 2065. Nel 2065 la popolazione complessiva (61,3 milioni di residenti) sarà l’esito di una diminuzione degli italiani di 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e di un saldo positivo di 12 milioni delle migrazioni con l’estero (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite): in questo nuovo scenario demografico gli stranieri supereranno i 14 milioni.
Migranti e rifugiati: nel mondo 214 milioni. Nel 2011, oltre 42 milioni le persone costrette alla fuga in altri paesi. Sono 895 mila le domande di asilo presentate, di cui 277 mila all’Ue e 37.350 in Italia.
L’ANALISI. «Per circa vent’anni – spiega Maurizio Ambrosini, sociologo dell’università di Milano e membro del comitato scientifico del Dossier – la principale motivazione per l’accoglienza degli immigrati nel nostro paese ha fatto riferimento ai fabbisogni del mercato del lavoro: gli immigrati venivano a raccogliere i lavori che gli italiani non intendevano più svolgere. In tempi di crisi, questa motivazione sembra vacillare e alcuni reclamano ad alta voce politiche di rimpatrio dei lavoratori non più necessari. Altri sostengono che i flussi si sono invertiti e molti immigrati starebbero mestamente rientrando in patria. Altri ancora agitano lo spettro di una guerra tra poveri, contrapponendo disoccupati italiani e lavoratori stranieri. Il Dossier  – prosegue Ambrosini – illustra invece come gli immigrati si inseriscono nella complessità del mercato del lavoro italiano. Approfondisce no alcuni casi emblematici, in cui il lavoro degli immigrati è diventato imprescindibile: anzitutto, il settore domestico e familiare, poi il settore infermieristico. Gli immigrati non si limitano tuttavia a tappare i buchi: anche quest’anno infatti è cresciuta la loro partecipazione alle attività indipendenti, in controtendenza rispetto all’imprenditoria nazionale. Infine gli immigrati rappresentano una risorsa più che un onere anche per le esauste casse dello Stato sociale. Benché i ricongiungimenti familiari e le nuove nascite accrescano i costi per la collettività, la loro età mediamente giovane, le buone condizioni di salute e l’elevata partecipazione al lavoro ne fanno dei contribuenti che versano in tasse e oneri sociali più di quanto ricevono. Comprendono pochi pensionati, pochi invalidi, pochi ammalati. Anche da questo punto di vista, noi abbiamo bisogno di loro almeno quanto loro hanno bisogno di noi».

di Davide Domella

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui